Monsegur, insomma, è stato ed è un vero e proprio collaboratore di giustizia. La sua cooperazione con gli investigatori è stata definita dai giudici «straordinaria». E come ogni 'pentito' che si rispetti ha una vita segreta, garantitagli dai federali che vigilano sull'incolumità sua e della sua famiglia. Nessuno sa dove vive, e probabilmente gli sono state assegnate nuove generalità. Del resto l'ex criminale del web ha permesso all'Fbi di acciuffare il numero uno degli hacker in America, in cima alla lista dei ricercati: quel Jeremy Hammond, boss indiscusso di Anonymous, che adesso è in carcere dove sta scontando una pena di 10 anni di reclusione. Uno schiaffo all'organizzazione che gli ex colleghi non hanno perdonato, con la rete invasa di insulti e minacce che hanno spinto le autorità a mettere sotto protezione Monsegur. La sentenza del suo processo è attesa entro una settimana, presso la Corte del distretto federale di Manhattan.
I capi di accusa sono pesanti, da quello di cospirazione ad altri minori. Rischia molti anni di galera. Ma se ci dovesse davvero essere uno sconto di pena, come chiedono i suoi avvocati e molti altri, si creerebbe un precedente non da poco, che potrebbe aprire la strada a una nuova strategia per rendere più efficace la lotta al cyber-crimine. E i 'collaboratori di giustizia' potrebbero allora moltiplicarsi. Di certo uno sviluppo non gradito ad Anonymous e ai tanti eserciti di hacker in circolazione.
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