Usa, bimbo di 5 anni malato terminale chiede di incontrare Babbo Natale e muore tra le sue braccia

Usa, bimbo di 5 anni malato terminale chiede di incontrare Babbo Natale e muore tra le sue braccia
di Federica Macagnone
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Lunedì 12 Dicembre 2016, 16:18 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 15:18

Un ultimo desiderio prima che i suoi piccoli occhi, che ancora avrebbero dovuto vedere tanto del mondo, si chiudessero per sempre. Un ultimo sogno, un ultimo ricordo di questa vita: incontrare Babbo Natale, parlarci con l'ultimo filo di voce rimasto, abbracciarlo e scartare il primo e l'ultimo regalo sotto l'albero di quest'anno. Quel sogno il bimbo, malato terminale di appena cinque anni, di Knoxville, nel Tennessee, lo ha realizzato. Si è avvinghiato stretto al suo Santa Claus (impersonato da Eric Schmitt-Matzen, 60 anni) e ha esalato l'ultimo respiro, addormentandosi per sempre tra le sue braccia.
 

 


Per Eric questo è il periodo più frenetico dell'anno: si divide tra il lavoro come ingegnere meccanico e la sua doppia vita come Babbo Natale, capace di regale un sorriso ai più piccoli. Tre settimane fa era rientrato da poco a casa dopo un incontro con l'ennesimo gruppo di bambini quando ha ricevuto una telefonata urgente dall'ospedale. Dall'altro capo del telefono un'infermiera gli chiedeva disperatamente di lasciare tutto e correre al capezzale di un bimbo che aveva espresso il desiderio di incontrare Babbo Natale.

«Le ho detto che mi sarei preparato al volo e sarei arrivato nel minor tempo possibile - ha detto Eric - Ma lei mi ha detto che non c'era tempo e che le mie bretelle sarebbero andate più che bene». Quindici minuti dopo era già in ospedale, dove ad attenderlo c'era la madre del bimbo che aveva comprato un regalo da consegnare al figlio. «Ho chiesto ai parenti di guardare l'incontro dall'esterno. Se avessi visto una sola persona piangere non sarei stato in grado di continuare il mio lavoro - ha raccontato Eric - Quando sono entrato il bambino era così debole, sembrava che stesse per addormentarsi. Mi sono seduto a fianco a lui e gli ho detto che non doveva più preoccuparsi: non avrebbe perso il Natale visto che era il mio elfo numero uno». Con le ultime forze rimaste in corpo il piccolo ha sgranato gli occhi e ha risposto: «Chi? Io?» sfoggiando un sorriso. «Era così debole che riusciva a malapena ad aprire il regalo - ha ricordato l'uomo - Era felice, era esattamente ciò che voleva. Poi mi ha guardato e mi ha chiesto dove sarebbe andato, visto che stava per morire. Io gli ho detto che quando sarebbe arrivato in cielo avrebbe dovuto dire di essere l'elfo numero uno di Babbo Natale. Questo sarebbe bastato per lasciarlo entrare».

Eric, a quel punto, visibilmente commosso, lo ha stretto forte al petto. «Babbo, mi puoi aiutare?» ha chiesto il piccolo prima di lasciarsi andare in quell'abbraccio e chiudere gli occhi per sempre. «Sono rimasto lì a stringerlo - ha concluso Eric - Poco dopo i parenti si sono resi conto di ciò che era successo e sono corsi in stanza piangendo. Io li ho lasciati al loro dolore e sono tornato a casa senza riuscire a trattenere le lacrime. Ho trascorso quattro anni nell'esercito e pensavo di aver visto di tutto, ma ho capito che quella era stata l'esperienza più sconvolgente della mia vita.
Sono rimasto tre giorni a casa senza voler uscire, ho pensato ininterrottamente a quello che era successo per due settimane. Ho anche pensato di lasciarmi Babbo Natale alle spalle per sempre. Poi ho pensato a quegli occhi felici e a quell'ultimo abbraccio e ho capito: questo è il mio ruolo. Far divertire i bambini ed essere in grado di regalare loro il sorriso». 

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