L’accusa elevata dal Dipartimento della Giustizia è di aver tentato di creare “canali segreti” fra la leadership russa e uomini politici americani. In particolare si legge che Maria Butina avrebbe «sviluppato rapporti con individui americani» e si sarebbe introdotta «in organizzazioni che hanno influenza sulla politica Usa, allo scopo di fare avanzare gli interessi della Federazione Russa». Insomma, una talpa pro-Putin. Una delle pedine del Russiagate. E tuttavia l’incriminazione non proviene dall’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller, ma dalla sezione “Sicurezza Nazionale” del Dipartimento della Giustizia.
Maria Butina è negli Stati Uniti dal 2016 con un visto studentesco. Studia relazioni internazionali alla American University di Washington. In Russia ha fondato un’associazione gemella della National Rifle Association, l’associazione Usa dei portatori di armi. Negli Usa si è vista spesso alle riunioni della Nra. E’ stata una protetta di un ex banchiere, Alexander Torshin, molto vicino a Putin, e sospettato di aver trasmesso finanziamenti alla Nra, perché questa li trasformasse in donazioni elettorali per Trump.
La Butina avrebbe tentato di realizzare un incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin proprio nell’estate del 2016, nel bel mezzo della campagna elettorale.
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