Usa, costretti a fuggire dall'appartamento infestato di cimici: chiedono 20 milioni di dollari di risarcimento

Usa, costretti a fuggire dall'appartamento infestato di cimici: chiedono 20 milioni di dollari di risarcimento
di Anna Guaita
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Venerdì 24 Luglio 2015, 21:04 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 17:43
Venti milioni di dollari. Questa è la cifra che gli ex affittuari di un complesso residenziale del Maryland chiedono come risarcimento danni, dopo essere stati costretti a traslocare per fuggire a un’infestazione di cimici. Il gruppo di affittuari riconosce che la cifra “è enorme”, ma la signora Deborah McDaniel spiega: “Erano dappertutto. Chiediamo questa cifra perché vogliamo che si sappia cosa abbiamo dovuto patire”.





E patito hanno. L’87enne Ethel Stokes racconta che a un certo punto era ricoperta di morsi nel collo e nel petto. E di aver dovuto scegliere di dormire su una sedia - non una poltona, visto che gli insetti (più piccole di quelle di solito verdi diffuse in campagna) si intrufolano nei tessuti - per evitare di diventare il pasto notturno delle cimici. “Continuavo a pregare il Signore, perché mi liberasse da quelle pesti” ha detto l’anziana signora. Sua figlia, Tonya, protesta: “Gli amministratori ci hanno portato via il letto, e anche dei mobili. Ma la verità era che le cimici erano ovunque”. Anzi, l’incaricato della manutenzione del grosso palazzo di appartamenti le riconobbe segretamente che gli insetti si erano infilati nella struttura stessa del palazzo.





L’avventura delle famiglie del Maryland non è che l’ultima in una serie di fughe precipitose da appartamenti e chiusure improvvise di negozi e luoghi pubblici causate dal ritorno delle cimici. L’anno scorso alcune linee della metropolitana di New York ne furono invase, e molti treni dovettero essere sottoposti a una rigorosa disinfestazione. Nei giorni scorsi anche un piano del Palazzo di Vetro l’Onu è stato colpito da una seconda infestazione, dopo quella che era stata rilevata nella sala conferenze del primo piano nel 2012.





Negli Stati Uniti la “cimex lectularius” sta effettivamente causando un’infinità di problemi. Sconfitta negli anni Cinquanta con il Ddt, ha fatto ultimamente un grande ritorno, invadendo case, ospedali, alberghi, scuole, negozi. E senza distinzione di classe, stabilendosi nella Quinta Avenue come nei quartieri poveri, nei negozietti di periferia come nelle grandi catene di lusso del centro. Combattere la cimex lectularius è difficile e costoso, e richiede pazienza. E spesso è difficile scoprirla all’inizio, quando è più facile sconfiggerla.





Negli ultimi anni fanno affari d’oro gli allenatori di cani da fiuto specializzati nel riconoscere l’odore dolciatro emanato da questi parassiti ematofagi. A differenza degli umani, il naso di un cane è in grado di identificarle quando l’infestazione è limitata. L’Epa, l’Agenzia Nazionale per la protezione dell’Ambiente, offre nel suo sito suggerimenti su come difendersi usando il minimo possibile di pesticidi. Fra le mille indicazioni, è incluso anche il suggerimento di affidarsi ai detection dogs, purché si abbia la prova che siano cani addestrati proprio a questo tipo di “caccia”. Vari studi hanno difatti provato che i “cani da cimice” sono in grado di trovare l’insetto nel 98% dei casi. Sono cioè molto più precisi dei tecnici della disinfestazione.





La cimice da letto è compagna della razza umana sin dagli albori della civiltà: ne sono stati trovati i resti fossilizzati negli scavi egizi risalenti a oltre 3500 anni fa. Si sa che esisteva ovunque, anche nell’antica Roma, quando Plinio il Vecchio la include nella sua Naturalis Historia, e nel settimo secolo se ne parla anche nella Cina imperiale. Per combatterla, il genere umano ha usato ogni possibie veleno, dall’arsenico al mercurio. Poi inventò il DDT, e i letti divennero puliti e indenni da infestazioni. Peccato che il DDT ha anche causato terribili danni ambientali, e indirettamente ha rafforzato l’insetto: quelli che sono sopravvissuti sono oggi ben più resistenti ai pesticidi.





Orrenda per quanto sia, la cimice non sembra trasmettere malattie. Per lo meno di sicuro non trasmette quelle più gravi, come il virus dell’aids. Tuttavia è schifosa da vedersi, e il solo pensiero di averne nel propri letto può causare reazioni come quella della signora Stokes, che pur molto anziana e sofferente di dolori reumatici, ha preferito per settimane trascorrere la notte su una sedia, senza neanche un cuscino, per non rischiare di vedersele addosso.