Usa, un altro afroamericano ucciso dalla polizia a Houston: era armato

Usa, un altro afroamericano ucciso dalla polizia a Houston: era armato
5 Minuti di Lettura
Sabato 9 Luglio 2016, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 09:31

«L'America non è divisa come qualcuno ha suggerito, non è tornata agli anni Sessanta», tenta di rassicurare Barack Obama dal summit Nato di Varsavia, l'ultimo di una presidenza che rischia di lasciare in eredità un Paese più diviso e arrabbiato. E non solo per la mai sanata questione razziale, riesplosa negli ultimi tre giorni con l'uccisione di due neri da parte di poliziotti e con la morte di cinque agenti per mano di un cecchino a Dallas che il presidente Usa liquida come uno «squilibrato». Obama, che ha ridotto il suo imminente viaggio in Spagna per andare all'inizio della prossima settimana nella città texana, gioca in difesa respingendo le critiche per una pace sociale mai arrivata, incalzato anche da una parte della comunità afroamericana.

Ma, mentre ammonisce che occorre tempo per veder crescere quello che è stato seminato, il Paese è percorso da un'ondata di proteste non sempre pacifiche, alcune con oltre 100 arresti, ed è scosso dalla morte a Houston di un altro nero, anche lui armato. I poliziotti lo hanno ucciso dopo avergli intimato inutilmente di gettare una pistola che invece sarebbe stata prima agitata in aria e poi contro gli agenti. 


L'episodio avviene mentre negli Stati Uniti è ancora alta la tensione per la morte di due afroamericani uccisi dalla polizia mentre erano inermi, Philando Castile e Alton Sterling. Morte alla quale è seguito ieri l'attacco a Dallas nel quale sono stati uccisi cinque poliziotti.

Obama non ne parla ma cerca di andare oltre facendo appello all'unità del Paese. «Gli americani di tutte le razze sono giustamente indignati dagli ingiustificabili attacchi alla polizia, a Dallas come altrove», scandisce. «Questo comprende i manifestanti, i membri delle famiglie che hanno forti preoccupazioni sulla condotta della polizia e che la ritengono inaccettabile». Ma su questo «non c'è divisione», assicura, ammonendo a «riflettere e fare un passo indietro, perchè la retorica che stiamo ingaggiando deve essere costruttiva e non distruttiva». 

«Lo squilibrato che ha compiuto l'attacco a Dallas non è rappresentativo degli afroamericani americani», sottolinea, ricordando che «non possiamo lasciare che le azioni di pochi definiscano tutti gli americani». Ma il presidente ammette che «afroamericani e ispanici sono trattati in modo diverso dal nostro sistema di giustizia» e annuncia che la prossima settimana si riunirà alla Casa Bianca la task force messa in piedi dopo la tragedia di Ferguson, con la partecipazione della comunità di attivisti e della polizia. «Per quanto dura, penosa, sia stata questa ultima settimana, ci sono le fondamenta per la ricostruzione del nostro tessuto sociale», promette. Obama ha rilanciato anche la necessità di rafforzare il controllo sulla vendita delle armi, bloccato dai repubblicani, che controllano il Congresso, ricordando che gli Usa sono l'unico Paese tra quelli avanzati ad avere una violenza di queste dimensioni. Ma il suo ottimismo si scontra con una escalation della tensione in un Paese che si scopre sconvolto, intimorito, sotto assedio. Le manifestazioni di protesta contro la brutalità della polizia continuano nelle principali città americane e non sempre in modo pacifico: ieri sera a Rochester, nello stato di New York, sono state arrestate per disordini 74 persone. 

Altri tre arresti a Phoenix, dove la polizia ha usato spray urticanti e sparato pallottole non letali per impedire che un raduno del movimento Black Lives Matter bloccasse un'autostrada. E stamane altri 30 arresti a Baton Rouge, Lousiana, dove è stato ucciso il primo afroamericano Alton Sterling. Cresce la diffidenza, tra i neri verso la polizia e viceversa, tanto che gli agenti sono stati consigliati in molti posti di essere sempre in coppia a pattugliare. I timori di incidenti si allungano anche sulla campagna elettorale a poche settimane dalle convention. Persino il sempre provocatorio Donald Trump ha abbassato i toni invitando all'unità. Dallas intanto si prepara ai funerali dei cinque agenti uccisi, mentre al dipartimento di polizia scatta l'allerta per minacce.

L'indagine continua ma per ora resta ferma la tesi che a sparare da un tetto sia stata una sola persona, il veterano di guerra Micah Johnson, 25 anni, un nero che prima di essere neutralizzato da un robot con una bomba aveva detto alla polizia di voler uccidere 'bianchì, soprattutto 'agenti bianchì dopo le morti dei due afroamericani in Minnesota e in Louisiana. Dal profilo Facebook risulta che era un sostenitore di gruppi militanti neri, tra cui l'African American Defense League e il New Black Panther Party, fondato proprio a Dallas. Dal suo dossier è emerso che era stato rimpatriato dall'Afghanistan - dove aveva servito come falegname e non in combattimento - per molestie sessuali denunciate da una donna soldato: la vittima aveva raccomandato che ricevesse «aiuto psicologico» e aveva richiesto che fosse emessa nei suoi confronti una ingiunzione protettiva riguardante lei e la sua famiglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA