Decise nuove sanzioni della Ue, ma tra Kiev e Mosca scatta la tregua

Decise nuove sanzioni della Ue, ma tra Kiev e Mosca scatta la tregua
di Giuseppe D'Amato
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Sabato 6 Settembre 2014, 07:46
MOSCA - Tregua, finalmente. A Minsk governativi e separatisti hanno concordato il cessate il fuoco da ieri alle 18 locali sulla parola data dal presidente russo Vladimir Putin e ucraino Petro Poroshenko.

Quattordici sono i punti da mettere in pratica per arrivare alla realizzazione del piano di pace che ha come obiettivo finale di garantire la sovranità territoriale della repubblica ex sovietica, la libertà dell’uso della lingua russa in Donbass e l’amnistia. Un primo scambio di prigionieri è già previsto per oggi. Dal punto di vista militare sono programmati il disarmo delle parti in causa, un corridoio per la fuoriuscita di mercenari russi e ucraini, la formazione di unità miste per il controllo del territorio, la creazione di una zona smilitarizzata di 10 chilometri al confine russo-ucraino.



QUESTIONI POLITICHE

Dal punto di vista politico sono fissati la ripresa dell’attività degli organi locali, la decentralizzazione del potere in Ucraina attraverso l’emendamento della Costituzione nazionale, la nomina provvisoria di governatori, elezioni anticipate locali e parlamentari. Sono stati inoltre concordati un programma per la creazione di posti di lavoro e la ripresa delle trasmissioni dei canali televisivi ucraini.



I rappresentanti dei separatisti hanno preso parte ai lavori a Minsk in qualità di osservatori e non hanno firmato alcun documento, siglato invece dalle altre delegazioni presenti. Questa è stata una trattativa a tre Ucraina, Russia, Osce (l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). La ragione è semplice: Kiev ha così evitato di riconoscere formalmente i filo-russi.

Ecco quindi che, non appena è stata annunciata l’intesa, il primo ministro Arsenij Jatseniuk ha subito lanciato un appello a Unione europea e a Stati Uniti, affinché si facciano garanti del cessate il fuoco. «Da soli con la Russia non ce la faremo – ha spiegato il primo ministro ucraino –. Abbiamo bisogno di garanzie».



La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dato il suo «pieno appoggio» al piano di pace, unica strada per fermare lo spargimento di sangue all’Est prima di iniziare a discutere del nocciolo della crisi, vale a dire la Crimea e il suo grande porto, dove tra una settimana si terranno le prime elezioni regionali sotto la Russia.



LA CASA BIANCA

Il presidente Usa Barack Obama si attende «fatti», poiché, secondo Washington, troppe volte in passato il Cremlino non ha rispettato gli impegni. Per il capo della Casa Bianca «l’aggressione» di Mosca «è una minaccia per l’Europa libera».



Mentre a Minsk si limavano gli ultimi dettagli all’intesa, a Bruxelles i Ventotto definivano nuove sanzioni, che dovrebbero entrare in vigore lunedì, contro la Russia. «Entreranno certamente in vigore» ha affermato seccamente il premier britannico David Cameron. Poi in un secondo momento, quando la tempesta si calmerà - probabilmente ci vorranno mesi - potranno essere revocate. Sulla stessa posizione è il premier polacco Donald Tusk, dal 1° novembre presidente del Consiglio europeo, che ha espresso forte scetticismo su Minsk. La stampa tedesca, in particolare l’autorevole “Die Welt”, spara contro «l’ingenuità» degli europei davanti «all’aggressione russa». La Ue appare troppo debole.



Sul terreno la tregua tiene, nonostante i combattimenti siano proseguiti a Donetsk anche dopo le 18. Ieri sul mare di Azov, a est di Mariupol, governativi e separatisti se le sono date di santa ragione. Dal rilevamento degli osservatori dell’Osce, Shirokino, a 25 chilometri dal centro portuale, «non è controllato» né dagli uni né dagli altri. In queste giornate di battaglia 7 sono i morti civili, 23 i feriti.
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