Ucraina, massacro a Kiev: guerra in piazza, più di cento morti negli scontri. Gli insorti fanno prigionieri 67 poliziotti

Ucraina, massacro a Kiev: guerra in piazza, più di cento morti negli scontri. Gli insorti fanno prigionieri 67 poliziotti
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Giovedì 20 Febbraio 2014, 08:46 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 08:42

Meglio morire che vivere in catene. Il grido di Anatoli, 61 anni, comandante di un gruppetto di manifestanti, si leva dalle fiamme e dal sangue di Maidan Nezalezhnosti, la piazza Indipendenza di Kiev cuore della rivolta contro il «regime» di Ianukovich. Il massacro di oggi, in cui sono morte decine di persone, forse più di cento, è forse la pagina più buia della storia dell'Ucraina indipendente. E i manifestanti antigovernativi temono altre violenze, altri proiettili mortali, come quelli sparati stamane dalla polizia: colpi precisi di cecchini ben addestrati, che colpiscono le loro vittime al cuore, alla testa, alla gola. Colpi che hanno un solo obiettivo: uccidere. Senza lasciare scampo.

Sarebbero invece 67 i poliziotti ucraini presi prigionieri e tenuti in ostaggio dai dimostranti di piazza Maidan, a Kiev. Lo afferma il ministero dell'Interno ucraino. In precedenza si era parlato di una cinquantina di agenti catturati.

La paura è tanta, ma gli insorti non hanno alcuna intenzione di mollare. Anche se la morte fa tremare molti. E fa piangere. L'hotel 'Ukraina', un albergo di lusso che si affaccia sul Maidan, è stato occupato dai manifestanti e trasformato in un vero e proprio ospedale, con due sale operatorie improvvisate nella hall al pian terreno. E proprio lì, sul pavimento, nascosti a occhi indiscreti da un separè, ci sono i cadaveri di 11 manifestanti. Una donna sulla cinquantina, piccolina, entra nell'albergo. È venuta per il marito, le hanno detto che è morto. E infatti il corpo è lì, sul pavimento dell'hotel. E purtroppo il pianto disperato e le urla di dolore della moglie non lo riporteranno in vita. Quasi tutti gli edifici di piazza Indipendenza e del vicino viale Khreshatik sono stati occupati stamattina dai manifestanti.

Anche il ministero dell'Agricoltura. E in molti sono stati messi in piedi dei punti di primo soccorso. Non lontano dal Maidan, nel territorio del monastero di San Michele, che già tante volte ha fatto da rifugio ai manifestanti, è stato improvvisato un ospedale. Tantissime persone vengono apposta nel monastero per donare medicine appena comprate, altre si offrono di assistere i feriti o più semplicemente di distribuire pane e formaggio e tè caldo ai dimostranti. La cappella principale è piena di casse di medicine e sulla piazzuola alcuni sanitari tengono una lezione di primo soccorso per i nuovi volontari, servendosi anche di un manichino. Tra i medici dell'improvvisato «ospedale di San Michele» c'è Oleg, 63 anni. «Sono un colonnello medico in pensione - spiega - e non credo che l'esercito interverrà contro i manifestanti. Di certo non tutti i reparti. Se entrano in campo le forze armate è la guerra civile: militari contro militari». Poi inveisce contro Ianukovich: «È un bandito - tuona -, come i poliziotti che hanno sparato oggi. Mi hanno detto che hanno colpito anche un'infermiera». Si tratta probabilmente di Olesya Zhukovskaia, la ragazza di appena 21 anni colpita al collo da un proiettile e forse morta in ospedale il cui tweet, «sto morendo», ha commosso il mondo. Anche Serghiei ha 21 anni, è uno dei dimostranti che stanno di guardia alla barricata di via Institutska, proprio una delle vie in cui oggi molti sono caduti colpiti dai proiettili dei cecchini. «Solo i cretini non hanno paura di morire - dice sorridendo -. Io ho tantissima paura». Poi si sfila il guanto sinistro e mostra il dorso della mano: «0 Rh -» c'è scritto, il suo gruppo sanguigno. «Sono qui per il mio Paese - spiega - per vivere in un posto migliore, più giusto, senza corruzione e senza mafiosi al governo». Oleg ha 28 anni, e da 18 sua madre vive in Italia, a Modena. «Ma lei non sa che sono qua - dice quasi bisbigliando -, meglio non farglielo sapere, si preoccuperebbe troppo. Meglio che creda che sono a Leopoli».

Poi continua ad aiutare i compagni ad ammassare pneumatici vicino alle barricate: li incendieranno in caso di necessità per tenere lontani i poliziotti. Come hanno già fatto tante volte. E ai piedi delle barricate la cenere fuma ancora, mentre alcuni dimostranti la rimuovono con le pale

Gli insorti hanno fatto prigionieri una cinquantina di poliziotti e li hanno portati in un edificio occupato vicino al municipio di Kiev facendoli passare attraverso un corridoio umano di dimostranti antigovernativi.

Ianukovich vede i ministri europei. In mattinata il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha avviato i colloqui con i ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco: lo ha detto Anna Gherman, una consigliera del capo di Stato ucraino, citata dall'agenzia Interfax. In precedenza altri media internazionali avevano diffuso la notizia dell'annullamento dell'incontro.

Tregua finita. La tregua annunciata mercoledì sera da Ianukovich dunque è già terminata. Il presidente aveva invitato a «fermare il bagno di sangue» seguito agli scontri con i manifestanti costati quasi trenta morti. Stati Uniti e Nato, oltre alla Ue, nel frattempo hanno minacciato sanzioni e a Bruxelles è convocato per oggi un consiglio straordinario dei ministri degli Esteri europei.

La repubblica ex sovietica resta sull'orlo di una sanguinosa guerra civile. La protesta in Ucraina era iniziata come "europeista". Ma ormai, a distanza di tre mesi da quei giorni di fine novembre in cui migliaia di persone scesero in piazza contro la decisione del presidente Ianukovich di congelare un accordo di associazione con l'Ue, si è trasformata in qualcosa di diverso. Il nome della manifestazione ufficialmente è rimasto lo stesso, EuroMaidan, dal nome della piazza centrale di Kiev, cuore della protesta, ma l'obiettivo principale delle migliaia di dimostranti che stanno sfidando il potere e la polizia è un altro: cacciare Ianukovich e il suo «regime». E in questo momento per molti l'Unione europea non è una priorità.

Il presidente americano, Barack Obama, ha avuto un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, per fare il punto sulla situazione in Ucraina. I due leader - informa la Casa Bianca - si sono detti d'accordo per sostenere «una fine immediata delle violenze e una soluzione politica che sia nell'interesse del popolo ucraino».

Negli Stati Uniti è pronto un decreto per congelare gli asset delle personalità o entità ucraine coinvolte nella repressione in atto a Kiev. Lo afferma la Cnn citando fonti dell'amministrazione americana. È probabile - si aggiunge - che il presidente Barack Obama firmi il provvedimento già oggi. Si aspetta solo di vedere gli sviluppi degli sforzi diplomatici in corso, per evitare che la decisione di varare le sanzioni si trasformi in una mossa controproducente.

Le minacce della Ue, le sanzioni. «In accordo» con i tre ministri a Kiev «la decisione è di procedere molto rapidamente nelle prossime ore a un bando, a coloro che in Ucraina si sono macchiati di violenza, sui visti e sugli assetti finanziari». Lo ha detto Emma Bonino lasciando il Consiglio Esteri prima della conclusione. «La prima priorità è che non esploda il paese». Lo ha detto Emma Bonino riferendo che nel Consiglio esteri, d'accordo con i tre colleghi a Kiev, è stata presa «la decisione di tentare un dialogo critico, molto serrato, anche con i russi». L'Ue aveva già fatto sentire la propria voce minacciando l'adozione di sanzioni personali contro il presidente e gli uomini del suo entourage. Una misura che congelerebbe parte delle ricchezze attribuite a Ianukovich e - si dice - di dubbia provenienza. Il president edella Commissione Ue Josè Manuel Barroso ha telefonato a Ianukovich parlando di «shock e sgomento» per quello che sta succedendo in Ucraina, per poi sottolineare che la Ue «è pronta a reagire fermamente a un ulteriore deterioramento della situazione».

I ministri Ue accusano Ianukovich. «La prima responsabilità della situazione attuale» ricade «direttamente» sul presidente Ianukovich e sulle autorità ucraine cui spetta «il primo passo per riprendere il dialogo». È nelle conclusioni del Consiglio Esteri, che non indicano alcun nome a carico del quale saranno inflitte sanzioni, scelta delegata ai gruppi di lavoro Ue.

La Farnesina convocherà domani l'ambasciatore ucraino a Roma, Yevhen Perelygin. Il diplomatico sarà ricevuto dal viceministro degli Esteri Marta Dassù.

Il parlamento ucraino ha condannato l'uso della forza contro i manifestanti e ha proibito le «operazioni antiterrorismo» annunciate dai servizi segreti (Sbu). Lo fa sapere l'agenzia Interfax precisando che a pronunciarsi in tal modo sono stati 236 deputati su 450 (238 quelli presenti).

Dall'altro lato, però, Mosca si schiera apertamente con le autorità ucraine denunciando un tentativo di «colpo di Stato» da parte delle forze estremiste della piazza ed esigendo dai leader dell'opposizione lo stop delle violenze. Una condanna nei «termini più forti» della deriva sanguinosa degli avvenimenti è quindi arrivata dal presidente americano Barack Obama, che ha avvisato che «ci saranno conseguenze se si oltrepasserà il segno».

L'Ucraina rischia a questo punto di spaccarsi in due: da una parte le regioni orientali e meridionali, prevalentemente russofone e dove Ianukovich - anche se il suo livello di consenso è in calo - ha il suo feudo elettorale, e dall'altra quelle centro-occidentali, dove l'opposizione - sia quella nazionalista sia quella più moderata - gode di ampi margini di consenso. Ed è proprio nell'Ucraina occidentale, in almeno nove capoluoghi di regione, che i manifestanti sono tornati a fare irruzione in diversi edifici pubblici, a occuparli o a darli alle fiamme.

La Nato. «Invito fortemente il governo ucraino ad astenersi da ulteriore violenza. Se i militari interverranno contro l'opposizione, i legami con la Nato saranno seriamente danneggiati», ha dichiarato il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen.

Le minacce di Parigi. «Dirò che bisogna fermare la violenza, che è evidentemente inaccettabile, e che ci apprestiamo questo pomeriggio ad adottare sanzioni contro i responsabili della violenza»: così il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius - a radio Europe 1 - prima dell'incontro con Ianukovich.

La lista nera di Washington. Washington intanto ha deciso di porre 20 alti funzionari ucraini, ritenuti responsabili di aver svolto un ruolo nelle violenze degli ultimi giorni a Kiev, in una "lista nera" di persone non gradite negli Stati Uniti, a cui non viene rilasciato il visto di ingresso. Lo ha reso noto il Dipartimento di Stato, senza precisare i nomi delle persone interessate. Secondo quanto ha riferito un alto funzionario del Dipartimento di Stato citato in forma anonima dal New York Times, «la lista oggi include l'intera catena di commando responsabile di aver ordinato la violenza della notte scorsa». Se le violenze continueranno, ha detto la stessa fonte, gli Stati Uniti, assieme all'Unione Europea, imporranno sanzioni ad alti funzionari ucraini «in un modo ben più ampio e profondo».

Ma ad essere «sotto shock» è anche l'Ucraina sportiva. Il dramma di Kiev ha fatto inevitabilmente capolino ai Giochi di Sochi. Gli atleti ucraini e il presidente del comitato olimpico, la leggenda del salto con l'asta Serghei Bubka, avevano chiesto di poter indossare il lutto durante le gare: ma la richiesta è stata respinta dal Cio, che impedisce, nel rispetto della carta olimpica, esternazioni di tipo politico durante la rassegna a cinque cerchi. E la coppia ucraina del fondo - forse in segno di dissenso - non si è presentata al via del team sprint.