Kiev, scontri tra polizia e manifestanti: 20 morti e centinaia di feriti

Kiev, foto d'archivio
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Martedì 18 Febbraio 2014, 10:12 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 09:02

Si rinfiamma la protesta in Ucraina e le strade del centro di Kiev tornano a macchiarsi di sangue. Sono almeno 20 i morti nella battaglia tra polizia e manifestanti oggi nella capitale (13 dimostranti, 7 agenti), ma il bilancio potrebbe essere destinato a salire ulteriormente. Dopo una giornata tesissima, segnata da una serie di raid di gruppi di dimostranti, centinaia di poliziotti in assetto antisommossa hanno assaltato in serata Maidan Nezalezhnosti, la piazza Indipendenza da tre mesi cuore della rivolta antigovernativa.

L'ultimatum e gli scontri. Nel pomeriggio, le autorità avevano lanciato un ultimatum ai dimostranti per sgomberare il Maidan entro due ore (alle 18, le 17 in Italia). La polizia ha atteso due ore in più, poi, alle ore 20 in punto, è entrata in azione premendo su due lati della piazza. Gli agenti delle forze speciali "Berkut" sono tanti e ben equipaggiati, ma devono vedersela con migliaia e migliaia di dimostranti, alcuni dei quali armati di spranghe, qualcuno anche di pistole. Alle granate lacrimogene della polizia i manifestanti rispondono con pietre, molotov e fuochi d'artificio. Un copione purtroppo già visto più volte a Kiev nelle ultime settimane. Tra i morti negli scontri di oggi ci sono sei poliziotti - alcuni dei quali uccisi da colpi d'arma da fuoco denuncia il ministero dell'Interno - e almeno un militante del partito delle Regioni del presidente Viktor Ianukovich, una cui sede è stata presa d'assalto da manipoli di oppositori nazionalisti.

Non meno di 5 delle altre sei persone decedute dovrebbero invece essere manifestanti antigovernativi.

Le violenze della mattinata. Le violenze sono scoppiate stamattina, quando un cordone di agenti ha impedito a un corteo di migliaia di dimostranti di avvicinarsi al Parlamento, dove si sarebbe dovuta discutere una riforma costituzionale chiesta dall'opposizione per ridurre i poteri del presidente. Non è chiaro chi abbia iniziato gli scontri. Fatto sta che i combattimenti si sono presto propagati in altri punti del centro di Kiev. Quelli più violenti sono avvenuti proprio davanti al parlamento, tra via Institutska e via Shovkovichna, ma altri scontri si sono registrati anche a parco Marinski - dove sono accampate centinaia di simpatizzanti del governo - e in via Grushevski, teatro dei combattimenti di fine gennaio in cui hanno perso la vita almeno quattro persone. E proprio in via Grushevski la polizia ha piegato la resistenza dei manifestanti e si è aperta un varco tra le barricate a forza di manganellate e fucilate (per lo più con proiettili di gomma) arrivando fino alle porte del «fortino» di Maidan.

Gli agenti sono però accusati di aver usato anche fucili caricati con proiettili convenzionali. Secondo il direttore sanitario del centro medico degli insorti, Oleg Musii, uno dei manifestanti morti è stato colpito alla testa da un colpo di arma da fuoco. Altri due hanno invece perso la vita per traumi alla testa, mentre non è chiara la causa del decesso di un uomo e di una donna di mezza età.

D'altra parte, anche gli insorti sono accusati di usare armi da fuoco. Nelle violenze si registrano circa 180 agenti feriti, 157 dei quali ricoverati in ospedale. I feriti tra i manifestanti, invece, secondo l'opposizione sono più di 150, ma si tratta di un bilancio del primo pomeriggio di oggi.

Stamane, inoltre, un impiegato del partito di Ianukovich è morto quando alcune centinaia di manifestanti hanno fatto irruzione a colpi di molotov nella sede del movimento politico in via Lipska. Secondo il Kyiv Post, tra le persone che hanno scavalcato l'inferriata esterna dell'edificio del partito c'era anche la giornalista e militante dell'opposizione Tetiana Chornovol, assalita brutalmente nella notte di Natale.

Municipio occupato nuovamente. Intanto in serata, poco prima dell'attacco della polizia a Maidan, un gruppetto di insorti ha occupato nuovamente il municipio di Kiev, sgomberato domenica scorsa dai dimostranti per permettere l'entrata in vigore di un'amnistia.

La situazione in Ucraina rischia di sprofondare in una guerra civile, mentre violenze si segnalano anche a Leopoli, roccaforte occidentale dell'opposizione più nazionalista, e inviti alla «moderazione» e condanne delle violenze sono arrivati dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dal capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, dalla Casa Bianca, dalla Nato. Mentre Mosca accusa l'Occidente: il ritorno della violenza nelle strade di Kiev è il «risultato diretto» della politica di Usa-Ue, ha affermato da parte sua il ministero degli Esteri russo in una nota, accusando «politici occidentali e organizzazioni europee» di incoraggiare «le provocazioni contro il potere legale» in Ucraina. Per aggrapparsi alla speranza di una tregua, in ogni modo, non resta che sperare in queste ore all'incontro convocato d'urgenza nella notte dal presidente Ianukovich con l'ex pugile Vitali Klitschko: voce moderata della leadership dell'opposizione.

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