Turchia, arriva l'altolà della Ue sulla pena di morte: «Non potete entrare in Europa»

Turchia, arriva l'altolà della Ue sulla pena di morte: «Non potete entrare in Europa»
di David Carretta
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Luglio 2016, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 01:57

BRUXELLES - L'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, ieri ha minacciato di chiudere le porte dell'Europa alla Turchia, se il governo di Recep Tayyp Erdogan reintrodurrà la pena di morte come rappresaglia al fallito colpo di Stato dello scorso fine settimana. Le epurazioni e la repressione di questi giorni sono «gravi», ha detto Mogherini al termine di un Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue: «I numeri che vediamo in termini di arresti e vittime ci preoccupano». Secondo l'Alto rappresentante, non ci sono «scuse» per allontanarsi dallo Stato di diritto e dalla democrazia. La linea rossa è il possibile ricorso alle esecuzioni capitali, confermato da Erdogan in un'intervista alla Cnn. «Nessun paese diventa membro se introduce la pena di morte», ha avvertito Mogherini.
 

 

RISCHIO AUTORITARISMO
L'Alto rappresentante non ha escluso una futura discussione sulle relazioni tra la Ue e Ankara anche in caso di ulteriore deriva autoritaria: «È la Turchia che deve valutare se vuole continuare ad essere un paese candidato». Nel frattempo anche il segretario di Stato americano, John Kerry, ha lasciato planare la minaccia di conseguenze sull'appartenenza di Ankara all'Alleanza atlantica. «Anche la Nato ha esigenze in termini di rispetto della democrazia», ha detto John Kerry, dopo aver incontrato i ministri Ue.

La riunione tra Kerry e i ministri Ue doveva essere dedicata a Brexit, Siria e Medio Oriente, ma il golpe fallito in Turchia e la reazione del governo Erdogan hanno praticamente monopolizzato l'agenda. La linea occidentale è di ferma condanna per il golpe di una fazione dei militari turchi, che nella notte tra venerdì e sabato ha cercato di prendere il potere con la forza. La Ue «ribadisce il suo pieno sostegno alle istituzioni legittime del paese», dice la dichiarazione finale dei 28. Ma la richiesta al governo di Ankara è di mostrare «moderazione» per evitare «ulteriore violenza, proteggere vite e restaurare la calma». La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha chiamato Erdogan per esprimere «grande preoccupazione» di fronte all'ondata di arresti. La pena di morte «determinerebbe le fine dei negoziati di adesione», ha detto il portavoce di Merkel.

UN ALIBI
Ankara «non deve perseverare negli abusi che abbiamo visto nelle ultime 24-36 ore», ha avvertito il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Gli europei sospettano che Erdogan stia usando il golpe come alibi per rafforzare ulteriormente il suo controllo sul potere e reprimere avversari e dissenso. Le liste di epurazione «erano pronte» prima del tentativo di colpo di Stato, ha detto il commissario all'Allargamento, Johannes Hahn. «È difficile che un governo diventato volitivo non abbia liste di oppositori», ha confermato Gentiloni. Ma la crisi dei rifugiati rischia di limitare il margine di manovra dell'Ue. L'accordo con la Turchia ha permesso di azzerare il numero di sbarchi in Grecia, dopo più di un milione di migranti arrivati lo scorso anno. Secondo Gentiloni, non si deve «rinunciare ai principi» solo «perché c'è un accordo sui migranti». 

LA STABILITÀ
Ma la Germania non sembra pronta a denunciare il patto con Ankara sui rifugiati. Per ora, l'obiettivo dell'Ue è di «accompagnare» la Turchia verso «un ritorno alla normalità, alla pace e alla democrazia», ha detto Mogherini. Ai suoi occhi, la repressione rappresenta «un pericolo per la stabilità del paese»: la Turchia è ancora considerata «un partner» da trattare con «attitudine amichevole». I dossier su cui è indispensabile la cooperazione con Ankara sono molti: migranti, terrorismo, Siria, energia. Nel frattempo, in serata la Casa Bianca ha negato che lo status della Turchia nella Nato sia in discussione. Un portavoce del dipartimento di Stato americano ha spiegato che è «troppo presto» per dire se la repressione di Erdogan potrebbe avere un impatto sul suo ruolo nell'Alleanza, ma ha ricordato che tra delle cinque condizioni per partecipare c'è l'impegno a «rispettare la democrazia, incluso tollerare la diversità». Le scelte di Erdogan nei prossimi giorni saranno decisive per i rapporti tra la Turchia e l'Occidente. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA