L'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, ieri ha minimizzato la crisi, ricordando che «la riconciliazione è un valore fondamentale per il progetto europeo ed è importante che le relazioni fra Armenia e Turchia si normalizzino». La Commissione segue «costantemente la questione nell'ambito del processo di allargamento», ha spiegato la portavoce di Mogherini, ricordando che nel 2014 Erdogan aveva espresso le sue condoglianze al popolo armeno: «Non possiamo che incoraggiare il proseguimento di questo processo di riconciliazione».
LE DIVISIONI
Ma l'occasione per ostacolare il cammino turco verso l'Ue potrebbe presentarsi già domani, quando l'Europarlamento voterà una mozione per commemorare i 100 anni del «genocidio» armeno, che le forze politiche anti-turche intendono strumentalizzare per alimentare il conflitto con Ankara. Ad opporsi all'ingresso turco non sono solo i partiti populisti e islamofobi come la Lega Nord che, con l'europarlamentare Mario Borghezio, ha promesso «di far sentire forte» la propria voce «contro il demenziale progetto di far entrare in Europa» la Turchia.
LA STRATEGIA
Anche dentro il Partito Popolare Europeo ci sono alcune delegazioni nazionali - a cominciare dai cristiano-democratici tedeschi di Angela Merkel - che sperano di ripetere il colpo del 2005, quando l'Europarlamento chiese di fare del riconoscimento del genocidio una «pre-condizione» per l'adesione. «Il riconoscimento non può essere argomento per allontanare ancor di più la Turchia dall'Europa», avverte Gianni Pittella, presidente dei Socialisti e Democratici all'Europarlamento: «Su una questione del passato così controversa si può discutere. Ma sul presente e sul futuro deve essere chiaro che Ankara è e resta un partner fondamentale per l'Ue».
Le mozioni dell'Europarlamento non sono vincolanti. La Commissione ufficialmente è a favore dei negoziati, anche se il suo presidente Jean-Claude Juncker ha promesso che non ci saranno nuove adesioni nei suoi 5 anni di mandato. Eppure l'adesione della Turchia è essenziale per gli interessi geostrategici, economici e energetici dell'Ue. Membro della Nato dal 1952, Ankara può essere un ponte tra l'Europa e l'Asia e un modello di islam democratico e moderato, in una regione dove l'estremismo islamista è sempre più forte. «Senza la cooperazione della Turchia, l'Europa faticherà a affrontare la minaccia dei foreign fighters, a sconfiggere lo Stato Islamico, a stabilizzare l'Iraq e a trovare una soluzione politica al pantano siriano», hanno scritto di recente la radicale Emma Bonino e il premio Nobel per la Pace Martti Ahtisaari.
La Turchia è considerata un'opportunità per le imprese europee ed è centrale per le nuove rotte di transito di gas in provenienza dall'Asia Centrale o dalla Russia. Ma tra veti di Cipro, ostruzionismo della Germania e deriva autoritaria mostrata dal presidente Erdogan, nel corso degli ultimi anni, i negoziati di adesione hanno perso slancio.