Trump e Kim/ Il sì ai colloqui punto a favore del dittatore

di Alessandro Orsini
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Sabato 10 Marzo 2018, 00:05
Dopo essersi offesi per un anno, Trump e il dittatore Kim sono pronti ad abbracciarsi. Stupefatti, ci chiediamo come sia possibile. La risposta è semplice: Kim Jong-un tende la mano perché ha vinto ed è pronto a entrare nella seconda fase della sua strategia che si svolge all’interno di un gioco politico in cui decide tutte le mosse. Per comprendere tale strategia, occorre sapere che cos’è l’“ottimo politico” per un capo di Stato ovvero la combinazione di ricchezza e sicurezza.

Uno Stato raggiunge l’ottimo quando è inattaccabile e prospero. Gli Stati Uniti, ricchissimi e inattaccabili, sono lo “Stato perfetto”, ma non la Germania, che è ricca e sbriciolabile da Putin. Nella prima fase del gioco, il dittatore nordcoreano si è reso inattaccabile e adesso ambisce al ritiro delle sanzioni per favorire la crescita economica del suo Paese. Trump frena e annuncia di voler prima vedere i fatti, ma non gli basta per negare ciò che, in essenza, è l’essenziale: Kim Jong-un è una delle migliori menti strategiche del tempo presente. Nel volgere di pochissimi anni, si è dotato della bomba atomica e dei missili per lanciarla. I migliori studiosi americani, rimasti di stucco per la rapidità, hanno addirittura ipotizzato che si sia avvalso di “spie straniere” che gli avrebbero fornito le conoscenze tecnologiche di cui era privo. Kim Jong-un ha oggi il potere di ridurre a un cumulo di macerie la Corea del Sud, il Giappone e la base americana nell’isola di Guam.

Vinta la partita militare, passa alla diplomazia. La sua mossa distensiva ha tre finalità. La prima è isolare Trump, sottraendogli il suo alleato principale ovvero il presidente della Corea del Sud, che vuole la pace con tutte le forze. La seconda è consentire a Russia e Cina di proteggerlo con determinazione sempre più grande. Putin e Xi Jinping vogliono l’affievolimento delle sanzioni, non soltanto perché la Corea del Nord è un loro alleato e partner commerciale, ma anche perché sono contenti che un nemico degli Stati Uniti sia rimasto in piedi invece di cadere. Tutte le sconfitte di Trump sono una loro vittoria.

La terza finalità è mediatica. Il pubblico occidentale affermava che Kim Jong-un fosse “pazzo” perché intenzionato a sganciare la bomba atomica. Ora è costretto a riconoscere che il suo programma nucleare aveva una finalità puramente difensiva. “Se non mi attaccherete – ha sempre detto – non vi attaccherò”. Finora, abbiamo spiegato come mai Kim Jong-un abbia proposto l’abbraccio. Domandiamoci, adesso, come mai Trump abbia manifestato l’intenzione di riceverlo, nonostante le cautele obbligate delle ultime ore. Anche in questo caso, la risposta è semplice: Trump trova conveniente l’abbraccio perché ha perso ed è pertanto costretto a passare da una strategia di non proliferazione nucleare a una strategia di contenimento. La prima, basata sulle sanzioni e la minaccia della forza, viene adottata con gli Stati che vorrebbero sviluppare la bomba atomica. La seconda, con gli Stati ormai divenuti potenze nucleari. Il mondo prende atto del loro status e passa dall’ipotesi della guerra all’ipotesi della pace.
 
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