Tortura la colf con l'aspirapolvere:
condannata a sei anni di carcere

Tortura la colf con l'aspirapolvere: condannata a sei anni di carcere
di Federica Macagnone
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Sabato 28 Febbraio 2015, 17:44 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:56
In realtà non aveva bisogno di una colf, ma di una schiava da disprezzare, umiliare, trattare come una bestia. Senza mai pagarla, senza darle un solo giorno di libertà, riducendo la sua cameriera indonesiana in uno stato di sottomissione totale. Un supplizio durato otto mesi, da giugno 2013 all'inizio del 2014, fino a quando le foto della ragazza, in cui erano evidentissimi i segni delle percosse subite, hanno cominciato a circolare nella comunità indonesiana, finendo per fare scalpore in tutto il mondo.



A quel punto si è avviata la macchina della giustizia che ora ha portato alla condanna a sei anni di carcere e 1.700 euro di multa per Law Wan-tung, una donna di 45 anni di Hong Kong, madre di due figli, che aveva schiavizzato la 24enne Erwiana Sulistyaningsih. Alla lettura della sentenza che la condannava la donna è rimasta in totale silenzio e non ha avuto alcuna reazione. Mutismo glaciale mentre il giudice della Corte Distrettuale, Amanda Woodcock, diceva: «Questa donna ha mostrato una totale mancanza di compassione e il più completo disprezzo nei confronti delle persone che riteneva inferiori a lei».



Sul capo di Law Wan-tung sono piovuti otto capi d'accusa per aggressione, lesioni personali gravi e intimidazioni criminali. Altri dieci capi d'accusa riguardavano il fatto di non aver mai concesso giornate libere alla ragazza e di non averla mai pagata, oltre a non averle mai versato i contributi assicurativi. «Oggi sono felice perché finalmente il mio datore di lavoro è in carcere, anche se solo per sei anni - ha detto Erwiana - Oggi, finalmente, ho avuto giustizia da Hong Kong». In tribunale, intorno a lei, tantissimi i supporter che in questi mesi le hanno dato appoggio e che oggi, alla lettura del verdetto, sono esplosi in un applauso fragoroso.



Il caso esplose circa un anno fa, quando divennero di dominio pubblico le foto di Erwiana che la mostravano con la faccia, le mani e le gambe annerite e coperte di croste e lacerazioni, senza contare la desquamazione della pelle intorno ai piedi. Tutto frutto delle continue violenze e delle pressioni psicologiche a cui la ragazza era sottoposta. Una lunghissima serie di piccoli grandi orrori quotidiani vissuti all'interno di una casa. Come quando Law Wan-tung colpì la ragazza con dei pugni sulla bocca, rompendole i denti, o le infilò in gola il tubo dell'aspirapolvere tagliandole il labbro; in altre occasioni la frustava con un piumino sulla schiena mentre dormiva o la obbligava, in pieno inverno, a stare nuda in bagno mentre lei la inondava di acqua fredda e le "sparava" aria addosso con un ventilatore.



Una vicenda di brutalità estrema, non solo fisica ma anche psicologica, che ha riproposto il tema della vulnerabilità dei migranti che lavorano come collaboratori domestici in tutta l'Asia e nel Medio Oriente. A Hong Kong ci sono circa 330.000 domestici stranieri, quasi tutti di sesso femminile, la maggior parte proveniente dalle Filippine o dall'Indonesia, con un salario minimo di 450 euro al mese.