Inghilterra, massacrata di botte per sei ore dall'ex partner, ma in tribunale rivela: «Lo amo ancora»

Inghilterra, massacrata di botte per sei ore dall'ex partner, ma in tribunale rivela: «Lo amo ancora»
di Federica Macagnone
4 Minuti di Lettura
Martedì 8 Marzo 2016, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 09:41
Massacrata di botte per sei ore, ma in tribunale rivela: «Amo ancorsa il mio ex». Una storia che ha choccato l'Inghilterra. 
Lei lo implorava disperata, lo supplicava di smetterla mentre lui la massacrava di botte senza pietà nonostante lei fosse ridotta allo stremo, sanguinante e piena di lividi e ferite. Lo implorava e contemporaneamente si augurava di morire all'istante purché quella violenza da incubo avesse fine. Sabrina era come un topo in trappola, preda del suo aguzzino che lei aveva continuato ad amare nonostante la picchiasse e la umiliasse da quattro anni. Poi, arrivata al fondo della disperazione, ha trovato la forza di afferrare il cellulare, comporre il numero della polizia e nascondere il telefonino sotto il letto sperando che dall'altra parte qualcuno rispondesse, ascoltasse cosa stava accadendo e individuasse dove lei si trovava. Era l'ultima speranza che le era rimasta, dopo un altro pestaggio durato sei ore, prima che lui prendesse una cassa dello stereo e gliela fracassasse in testa.

Il suo segnale disperato è stato ascoltato. Gli agenti della polizia sono accorsi a strapparla dalle mani del suo ex partner, il carnefice nella sua casa dell'Oxfordshire, nel Regno Unito, appena in tempo prima dell'inevitabile: quello che hanno visto rimarrà per sempre scolpito nelle loro menti. Basti dire che le persone intervenute hanno detto di non mai visto nulla di simile in vita loro, nessuna donna conciata così. Lividi e ferite su tutto il corpo, tracce di sangue sui muri e in tutta la casa. Immagini riprese dalle loro body cam durante l'irruzione, una storia che li accompagnerà per sempre e che sarà raccontata nel documentario "Behind Closed Doors" (Dietro le porte chiuse) sugli abusi subiti da Sabrina e da altre due donne per mano dei loro partner violenti.

«Gli urlavo: smettila, mi stai uccidendo - racconta Sabrina, 32 anni, che non ha voluto che fosse rivelato il suo cognome - E lui mi rispondeva: "Non me ne frega niente, ti odio". Non sono mai stata così spaventata, ho pensato che stavo per morire. Non posso nemmeno spiegare cosa provavo, mi stavo rassegnando alla mia fine. E mentre lui mi picchiava sono arrivata a sperare che mi uccidesse purché tutto finisse, purché non sentissi più dolore».

La polizia, invece, è arrivata in tempo: solo in quel momento è stata posta fine, come per incanto, a una storia maledetta di violenze e torture mentali e fisiche che andava avanti da quattro anni. Tutto per mano di Paul Hopkins, un disoccupato 41enne, ex partner di Sabrina. Un vigliacco di proporzioni abissali, capace di una doppia personalità, un Dr. Jekyll-Mr. Hyde che davanti ai poliziotti ha tranquillamente accampato mille scuse, dicendo di aver solo fatto delle "coccole" alla sua donna che era stata picchiata da qualcun altro che lei aveva incontrato per strada di sera. Come se tutto quel sangue sui muri e la casa devastata non parlassero da soli, come se tutto non fosse talmente evidente da non lasciargli scampo. Un atteggiamento ancora più agghiacciante, se possibile, della violenza che aveva scaricato su Sabrina.

Paul, che era già conosciuto dalle forze dell'ordine, alla fine ha dovuto arrendersi, uscire dagli abissi mentali nei quali era sprofondato e si è dichiarato colpevole davanti alla Oxford Crown Court: condannato a due anni di carcere, nonostante l'accusa ne avesse chiesti cinque, è però rimasto dietro le sbarre solo per un anno.

Il documentario "Behind Closed Doors" parla anche del complicato stato emotivo che può intrappolare le vittime in un rapporto abusivo e renderle complici dei loro aguzzini. «Quando ho visto Paul in tribunale ho pensato che avrei dovuto odiarlo, ma non ci riesco. Lo amo ancora. Il mio mondo ora è capovolto. Non averlo con me mi sembra strano, non riesco ad abituarmi: la mia mente ricorda ancora le parti belle di lui. E' strano, è come Jekyll e Hyde». Da sottolineare che, come tante altre donne, in passato Sabrina aveva ritrattato più volte le denunce fatte alla polizia sugli abusi subiti: l'ultima volta appena quattro mesi prima dell'aggressione che l'ha quasi uccisa. «Nell'ambito delle violenze domestiche arriviamo a vedere le stesse persone più e più volte - racconta l'ispettore Larry Johnston della Thames Valley Domestic Abuse Investigation Unit - E sappiamo che il 42 per cento delle vittime finirà per essere vittima di altri abusi».

I dati sfornati dalle autorità sono impressionanti: nel Regno Unito muoiono due donne a settimana in seguito a violenze domestiche e la metà delle vittime di abusi, prima di rivolgersi alla polizia, è già stata picchiata in almeno 50 occasioni. Il tutto mentre i centralini dei servizi di prevenzione e denuncia vengono inondati da chiamate di donne che invocano aiuto. La scorsa estate, il Sun ha lanciato la campagna "Give Me Shelter" (Dammi un rifugio), chiedendo che vengano riaperti 32 rifugi per donne che erano stati chiusi tra il 2010 e il 2014. L'iniziativa ha convinto il Cancelliere dello Scacchiere britannico, George Osborne, a sborsare oltre 4 milioni di euro in via di emergenza per quei rifugi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA