Terrore a Tunisi, strage sul bus militare

di Carlo Jean
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Mercoledì 25 Novembre 2015, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 00:12
La Tunisia è l’unico degli Stati che hanno conosciuto la “primavera araba” a corrispondere alle speranze che l’Occidente nutriva in tale movimento. Il regime autoritario di Ben Alì è stato abbattuto e la situazione politica si è rivelata abbastanza stabile.



Con un variegato partito che ha costituito un governo che sembrava stabile nonostante le divergenze interne. Tale partito, che ha assunto il nome di Nidaa Tounes, non ha però una sufficiente coesione interna, né un preciso programma. All’inizio di novembre, trenta dei suoi deputati si sono dimessi. È così caduta la sua maggioranza di governo.



Fortunatamente, all’opposizione non vi sono forze radicali, ma il partito islamico moderato al-Nadha che si ispira all’Akp turco. Esso potrebbe allearsi con una delle due fazioni del Nidaa Tounes, qualora esse non riuscissero a trovare un accordo. Il premio Nobel per la Pace, assegnato a quattro associazioni della società civile tunisina, che tanto entusiasmo aveva suscitato nel Paese, è servito a ben poco.



La Tunisia conosce numerosi e gravi problemi: il terrorismo è dilagante (circa 3.000 tunisini hanno raggiunto i ranghi dell’Isis in Libia e in Siria); il caos esistente in Libia costituisce un contagio per la stabilità tunisina; ad Ovest sono attivi sulle montagne di Kasserine gruppi di miliziani collegati con l’algerina Aqim (al-Qaeda in Islamic Maghreb); la corruzione è molto diffusa e ha provocato a settembre dimostrazioni di protesta; l’economia è in forte crisi; il turismo, che ne costituisce la colonna portante, è stato duramente colpito dall’attentato verificatosi al Museo del Bardo nel marzo scorso e da quello della località balneare di Sousse, avvenuto il 26 giugno.

Ieri, nel tardo pomeriggio, si è verificato un nuovo grave attentato, di cui non è stata rivendicata la responsabilità, contro un pullman che trasportava un reparto della Guardia Presidenziale, corpo di élite della polizia tunisina. L’attentato, avvenuto al centro di Tunisi, ha provocato almeno una dozzina di morti e, a quanto per ora si sa, decine di feriti. È un evento che complica ulteriormente una situazione già compromessa dall’assenza di un governo, dalla crisi economica e fa un certo disincanto nei confronti della classe politica del Paese.



L’attacco contro un corpo scelto di polizia era nell’aria. Il Presidente tunisino Beji Caid Essebsi era stato avvertito dell’aumento della probabilità di un attentato contro di lui e invitato a limitare i suoi movimenti e le sue apparizioni in pubblico.

È per ora difficile prevedere come questo nuovo attentato influirà sulla crisi politica ed economica del Paese. Potrebbe indurre le due fazioni del partito del governo a trovare un compromesso tra loro, oppure portare alla formazione di un governo di unità nazionale. A parer mio, è la soluzione auspicabile. È l’unica che potrebbe fronteggiare i numerosi problemi che ostacolano la stabilità della Tunisia.



È particolarmente importante che l’Europa e l’Italia non lascino sola la Tunisia, ma che offrano ad essa tutto il sostegno possibile, in campo sia economico-finanziario, sia delle forze di sicurezza, intelligence inclusa. Un collasso tunisino influirebbe sulla nostra stessa sicurezza, non solo anti-terroristica, ma anche per l’afflusso di immigrati. La stabilizzazione e lo sviluppo della Tunisia potrebbero poi avere positive ricadute su tutto il mondo arabo.