Cile, terremoto di magnitudo 8.2, 5 morti. Allerta tsunami su tutta la costa sudamericana

Cile, terremoto di magnitudo 8.2, 5 morti. Allerta tsunami su tutta la costa sudamericana
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Mercoledì 2 Aprile 2014, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 11:34

​Mancavano pochi minuti alle 21, il nord del Cile ha tremato ed subito scattato l'allerta tsunami: nella notte, centinaia migliaia e migliaia di persone si sono dovute allontanare dalla costa. Per il momento le vittime sono cinque. E puntualmente, poco dopo la violenta scossa di magnitudo 8.2, le prime onde - alcune alte anche circa 2 metri - si sono abbattute sulle spiagge di alcune località. Le autorità hanno subito chiesto l'evacuazione preventiva della popolazione sul «100% della costa» del paese, lunga 4.300 chilometri: la scossa è stata molto violenta e in effetti anche il Perù e l'Ecuador hanno subito diffuso a loro volta un'allarme tsunami sulle coste del Pacifico, poi parzialmente rientrato.

Poco prima della mezzanotte ora locale il ministro degli Interni cileno, Rodrigo Penailillo, ha reso noto che «l'allerta tsunami rimarrà in vigore in tutto il paese per altre sei ore». Secondo dati del governo, in Cile le onde più alte (poco più di 2 metri) sono state quelle arrivate ad Iquique, 1.800 km a nord di Santiago, dove d'altra parte due persone sono morte, una per infarto e la seconda per motivi ancora non chiariti, mentre ci sono stati alcuni feriti di lieve entità.

Dopo i primi dati, lo United States Geoloical Survey (Usgs) hanno rivisto al rialzo la magnitudo del sisma - definito da tanti cileni «molto lungo» - al largo delle coste settentrionali del Cile da 8 a 8.2. Rivisti anche i dati di ipocentro ed epicentro, rispettivamente a 20,1 km di profondità e 95 km a nordovest di Iquique, dove ci sono stati danni all'aeroporto e alcune delle abitazioni più fragili sono crollate. E non sono d'altra parte mancate le repliche: cinque-sei di media intensità, tutte comunque ben al di sotto degli otto gradi.

«Stiamo valutando insieme ai nostri esperti le variazioni della mareggiata e monitoriamo, minuto a minuto, quelle situazioni che si presentano più rischiose», ha precisato il ministro degli interni, annunciando la chiusura oggi delle scuole in alcune città. Il ministro ha d'altro lato smentito versioni circolate su presunti saccheggi nelle località costiere del paese, che però sono stati segnalati da più fonti ad Iquique. Nella stessa città, circa 300 detenute di un carcere femminile sono riuscite a fuggire durante la confusione e gli attimi di terrore del terremoto. Alcune di loro sono state poi catturate.

Il Cile - uno dei paesi più colpiti al mondo dai terremoti - è così ripiombato nell'incubo sisma, che ben conosce: oggi la terra ha tremato nel nord, il 27 febbraio del 2010 era capitato nel centrosud, con un bilancio - soprattutto a causa dello tsunami - di 526 morti e 25 'desaparecidos', oltre all'ingente distruzione delle infrastrutture e le abitazioni. Scossa che fu superiore a quella odierna, con magnitudo 8.8.

La presidente cilena Michelle Bachelet ha lanciato un appello alla calma alle popolazioni delle zone maggiormente colpite dal sisma di magnitudo 8,2 gradi della scala Richter che la notte scorsa in Cile ha causato la morte di almeno 5 persone ed il grave ferimento di molte altre, oltre ad aver scatenato l'allarme tsunami per gran parte della costa pacifica dell'America latina. Il paese «ha fronteggiato bene l'emergenza», ha dichiarato la presidente, che si recherà al più presto nella zona colpita dal terremoto, invitando tutti «ad attenersi alle istruzioni» ed ai consigli delle autorità. Nel frattempo, l'allarme tsunami è stato revocato per gran parte del territorio nazionale. Per tre regioni settentrionali del Cile - Arica, Parinacota e Tarapaca - è stato dichiarato lo stato di disatro naturale, soprattutto, hanno spiegato le autorità locali, per evitare disordini e casi di saccheggi. «Stasera stessa - ha affermato la presidente - il generale dell'esercito Miguel Alfonso Bellet si trasferirà nella zona di Arica e Parinacota e quello dell'Aeronautica a Tarapacà per garantire l'ordine pubblico ed evitare i saccheggi».

L'evasione di massa Circa 300 detenute sono evase dal carcere femminile di Iquique nella confusione della forte scossa di magnitudo 8.2 che ha colpito il Cile settentrionale. Lo ha reso noto il ministero degli Interni, annunciando l'invio nella zona di un centinaio di uomini delle forze speciali. Inoltre è stato deciso il dispiegamento in città di un altro centinaio di uomini della polizia e dell'esercito. Nelle ore successive al sisma sono state catturate 26 fuggitive. Nel resto del Paese, centinaia di detenuti sono stati evacuati dalle prigioni di San Antonio, Lebu, Coronel e Arauco, vicine alla costa. Durante il grave terremoto del 2010 in Cile, che liberò 15 volte più energia e provocò 500 morti, evasero un centinaio di detenuti.

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