Onu, Taiwan protesta per l'esclusione

Taiwan protesta per l'esclusione dall'Onu
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Mercoledì 5 Settembre 2018, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 14:08
Taiwan protesta per l'esclusione dall'Onu. Pochi giorni dopo il taglio delle relazioni diplomatiche deciso da El Salvador, che era uno dei pochi paesi rimasti a riconoscere il governo dell'isola, Taipei cerca di uscire dall'isolamento e denuncia l'esclusione di «23 milioni di Taiwanesi» dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. «Ciò viola il principio di universalità su cui si fonda l'Onu e priva sia Taiwan sia la comunità internazionale delle opportunità di lavorare insieme per il bene comune», afferma Jaushieh Joseph Wu, ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taiwan.

Taipei è governata autonomamente dalla Cina dal 1949, quando il leader nazionalista Chiang Kai-shek si rifugiò sull’isola dopo la sconfitta nella guerra civile contro i comunisti di Mao. Ma Pechino l'ha sempre considerata parte del suo territorio. Con l'addio di El Salvador sono rimaste solo 17 le nazioni a riconoscere Taiwan. E all'orizzonte si profila un ulteriore assottigliamento della pattuglia di paesi che restano legati a Taipei in scia alla controffensiva di Pechino verso l'isola su cui rivendica la sovranità in nome del principio di «una sola Cina». Anche il Regno di eSwatini (l'ex Swaziland), unico partner rimasto in Africa, sembra destinato a rivolgere presto il suo sguardo al più grande vicino.

«Taiwan, pur non essendo autorizzata a partecipare alle riunioni, alle attività e ai meccanismi dell'Onu, non ha mai escluso i propri doveri di parte interessata e responsabile», aggiunge il ministro degli Esteri di Taipei, sottolineando i «risultati concreti che abbiamo raggiunto: diminuzione della povertà, fame zero, riduzione della percentuale delle famiglie a basso reddito al di sotto del 2%, taglio del tasso di mortalità materna a 11,6 per 100.000, tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni a solo 2,4 per 1.000, e miglioramento del nostro tasso di alfabetizzazione al 98,7 percento. Tutti numeri ben al di sopra degli standard degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite».

«L'Onu continua a ignorare ciò che Taiwan può offrire», prosegue il ministro. «Siamo estremamente delusi dal fatto che l'Onu continui a fare un cattivo uso della Risoluzione 2758 dell'Assemblea Generale del 1971 per giustificare l'esclusione e l'isolamento di Taiwan. Come abbiamo sottolineato in precedenza, questa risoluzione non affronta la questione della rappresentanza di Taiwan e della sua popolazione nel sistema delle Nazioni Unite, né definisce le relazioni tra Taiwan e la Cina. Il cosiddetto principio di una sola Cina è stato contestato da molti Stati membri delle Nazioni Unite. È sbagliato per l'Onu, un'organizzazione creata per servire tutta l'umanità, definire unilateralmente lo status di Taiwan». Taipei conclude affermando che l'Onu «dovrebbe resistere alle pressioni esterne e aprire le sue porte a Taiwan».

 
Nei giorni scorsi la presidente dell'isola Tsai Ing-wen si era affida a Twitter per ribadire la determinazione a non cedere al pressing di Pechino. «La fine dei nostri rapporti diplomatici con El Salvador non sarà la fine dell'impegno di Taiwan col mondo. Abbiamo mostrato ripetutamente - ha scritto Tsai - che Taiwan non si piegherà alle pressioni. Le nostre libertà e democrazia saranno forti».
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