Strage dei marines in Tennessee, quei messaggi del killer legati al Corano

Strage dei marines in Tennessee, quei messaggi del killer legati al Corano
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Domenica 19 Luglio 2015, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 14:50

Si passa al setaccio la vita di Mohammod Youssuf Abdulazeez, il 24enne autore della sparatoria a Chattanooga in Tennessee, in cui, prima di essere ucciso, ha fatto strage di quattro marines.

E sono quei mesi passati in Giordania lo scorso anno, tra aprile e novembre a quanto emerge, ad alimentare l'incubo del terrorismo cresciuto alla "porta accanto". Con la potenza che il messaggio di morte dell'Isis possa avere avuto anche su un giovane cresciuto in America in jeans e maglietta, in un quartiere quasi "da film" per quanto ricalca alla perfezione la tranquilla vita di provincia americana.

Un ragazzo laureato in ingegneria in Tennessee e su cui le autorità non avevano posato lo sguardo, non avevano motivo di "dubbi", non fino ad ora.

L'Fbi sta indagando a tutto campo: il giovane nato in Kuwait ma naturalizzato americano, aveva effettuato diversi viaggi nella regione. Ma sono le sue visite più recenti in Giordania a sollevare i maggiori sospetti. Era andato a trovare dei parenti, emerge, vi era rimasto diversi mesi. E la paura è che qualcosa sia potuta accadere in questo ultimo anno a quello che appariva un ragazzo come un altro. Che era stato fermato per guida in stato di ebbrezza ad aprile, come molti.

Noto nel quartiere ma non per particolari motivi, a parte il fatto che era gioviale con i vicini, educato. Aveva un certo gusto per le arti marziali e per il wrestling che anche praticava. La sua foto sull'album della scuola lo ritrae "comune", e anche ironico nel commentare il suo nome:«Il mio nome suscita allerta per la sicurezza nazionale. Il vostro cosa provoca?». Forse quello un primo segnale? Ci si chiede adesso.

Certo non sufficiente per metterlo "sotto osservazione": mai il 24enne è stato segnalato o considerato in alcuna lista di "sospetti". Si attende l'analisi approfondita della sua attività online: risulta che tenesse un blog ma aggiornato solo di recente. Compaiono messaggi sulla fede, su Allah, che a guardare bene potrebbero anche denotare un momento di disagio personale, da stabilire se pesante al punto da portare il giovane e contatti con organizzazioni ispirate dall'Isis o a trasformarlo in quel "lupo solitario" che è adesso l'incubo ricorrente in Usa.

Il 13 luglio, due giorni prima di imbracciare un fucile per sparare contro militari, Mohammod Youssuf Abdulazeez aveva scritto: «La vita è breve e amara». Soltanto due i post: il primo intitolato "Una prigione chiamata Dunya", in riferimento al mondo terreno contrapposto al regno spirituale. Il secondo post ha come titolo "Capire l'Islam: la storia di tre uomini ciechi", in cui afferma che «chiediamo ad Allah di darci la completa comprensione del messaggio dell'Islam, la forza di vivere nella sua conoscenza e di sapere il ruolo che dobbiamo avere per stabilire l'Islam nel mondo».

Infine, Reuters riporta che l'uomo, poco prima della strage, ha inviato a un amico un messaggio con un versetto del Corano che recitava: «A chiunque mostri ostilità verso un mio amico, io dichiarerò guerra». L'amico in questione, che lì per lì non ha dato particolare importanza al messaggio, si chiede oggi se quello non fosse un modo per Abdulazeez di dirgli qualcosa.

C'è poi la famiglia: madre e sorelle che indossavano il velo. E il padre, sui cui adesso si fanno verifiche incrociate, perchè risulta fosse stato indagato anni fa per possibili legami con un'organizzazione straniera sospettata di vicinanza con terroristi. In particolare l'episodio al vaglio delle autorità era una donazione in denaro che l'uomo aveva fatto a favore di un'organizzazione che suscitava dubbi, ma i sospetti erano poi caduti.

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