In aula la sposa bambina che rischia la pena di morte: uccise il marito col veleno per topi

Wasila Tasi'u
di Federica Macagnone
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Venerdì 28 Novembre 2014, 15:41 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 18:49
Il caso che ha diviso la Nigeria è tornato in aula. Wasila Tasi’u, la ragazza di 14 anni di famiglia povera che avrebbe ucciso il marito Umar Sani, di 35 anni, avvelenandolo, rischia la pena di morte.



La vicenda ha diviso il paese tra chi considera la giovane una vittima dell'ennesimo matrimonio combinato (pratica consuetudinaria in Nigeria) e chi la vede come un'assassina.



Il caso ha sollevato l'indignazione degli attivisti per i diritti umani, che pensano che una ragazza sposata con un uomo con più del doppio dei suoi anni dovrebbe essere trattata come una vittima, non come una criminale.



L'omicidio. Era il 5 aprile quando la ragazza avrebbe ucciso il marito e tre suoi amici mettendo veleno per topi in una pietanza cucinata per loro.

Gli omicidi si sono verificati nel villaggio di Unguwar Yansoro, a 60 chilometri di distanza dalla seconda città nigeriana per abitanti, Kano. Secondo la ricostruzione della polizia la ragazza avrebbe preparato un piatto avvelenato durante una cena organizzata per festeggiare il matrimonio.



Il processo. In queste ore si è riaperto il processo all'Alta Corte di Gezawa. Prima testimone in udienza è stata Hamziyya, una bambina di sette anni che viveva in casa con Wasila e suo marito quando la sposa bambina avrebbe cucinato il cibo avvelenato. Hamziyya è stata identificata come la sorellina di una precedente moglie di Umar, visto che in questa regione la poligamia è molto diffusa.

La bambina ha raccontato che Wasila le avrebbe dato 80 naira (circa 36 centesimi di euro) per comprare veleno per topi: il fatto sarebbe successo il 5 aprile, giorno della morte di Umar. «Mi ha detto che i ratti le avevano infestato la stanza» ha raccontato Hamziyya alla corte.

La testimonianza della bambina è stata sostenuta da Abuwa Yusuf, un negoziante che ha confermato la vendita del veleno alla piccola.

La seconda persona chiamata a testimoniare è un vicino di casa della coppia, Abdulrahim Ibrahim, contadino di 30 anni, che ha raccontato che la ragazza ha offerto lo stesso cibo anche a lui. «Quando mi ha portato il piatto ho notato alcune particelle di sabbia di colore nero - ha raccontato l'uomo – ne ho mangiato quattro cucchiaiate, poi l'ho lasciato perché non era di mio gradimento. Ho visto, invece, che Umar continuava a mangiare». Il testimone ha riferito di aver visto, poco più tardi, l'uomo in giardino stare male e, dopo averlo aiutato a coricarsi, Umar è morto. «Poco tempo dopo – ha concluso Ibrahim - mi è giunta la notizia che gli altri tre uomini ai quali era stato offerto lo stesso cibo erano deceduti».

Per l'accusa Wasila ha avvelenato quattro persone volendo colpire il marito, probabilmente pentita della decisione di sposarlo. La ragazza, come già nella precedente udienza del 30 ottobre si è rifiutata di rispondere alle domande e il giudice Mohammed Yahaya ha respinto la richiesta della difesa di trasferire il caso al tribunale dei minori.



Le proteste. Il caso ha provocato forti critiche nel Sud della Nigeria, dove la maggioranza della popolazione è di religione cristiana. Gli attivisti per i diritti umani chiedono la liberazione della 14enne, visto che si sarebbe solo difesa da un matrimonio combinato e dalle violenze subite da un marito che non amava. Il matrimonio tra giovani adolescenti e uomini più anziani è una realtà piuttosto diffusa nel nord della Nigeria, a maggioranza musulmana: in questo territorio è in vigore la Sharia, che consente le unioni con le minorenni. Ma, allo stesso tempo, esiste anche una normativa federale che vieta questo tipo di matrimoni rendendo ancora più controversa la decisione finale che i giudici saranno chiamati a prendere. Secondo lo Human Rights Watch, l'ultima volta che la Nigeria ha condannato a morte un minore è stato nel 1997, quando il paese era ancora governato dal dittatore militare Sani Abacha. Il caso continua.