Nei depositi (8 o 12 secondo le fonti), tutti nella Francia sud-occidentale, c'erano 120 armi di vario tipo, detonatori, munizioni, 3 tonnellate di esplosivi. Ogni nascondiglio era presidiato da 20 volontari degli "artigiani della pace". L'Eta - che dal 2011 ha rinunciato alla violenza - si è autodefinita ora una «organizzazione disarmata». Il prossimo passo dovrebbe essere quello della dissoluzione, come esigono Spagna e Francia. Il gruppo è considerato praticamente moribondo da Madrid e Parigi. Solo una decina di suoi membri sono ancora a piede libero, probabilmente nella clandestinità in Francia. Altri 340 "etarra", e tutti i capi, sono in carcere nei due paesi, 75 in Francia.
La società basca negli ultimi anni senza violenza si è abituata alla pace e anche per gli indipendentisti l'Eta, nata alla fine della dittatura franchista, è una obsoleta palla al piede nella loro strategia politica di conquista del potere. Con Bildu e Sortu, guidato dall'ex-leader del "braccio politico" Eta, Arnaldo Otegi, la sinistra indipendentista ha conquistato fette importanti di potere locale e regionale come il comune di San Sebstian. La resa delle armi è stata unilaterale. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha rifiutato qualsiasi trattativa con i superstiti del gruppo, che chiedevano concessioni politiche e l'avvicinamento dei detenuti alle famiglie nel Paese Basco.
Il disarmo dell'Eta «è la conseguenza della sua sconfitta definitiva ad opera della democrazia spagnola» ha detto oggi in una nota Rajoy, aggiungendo: «Non possono sperare in alcun trattamento di favore e ancora meno in una impunità per i loro crimini».
L'Eta «è definitivamente sconfitta, senza futuro, i suoi dirigenti sono in prigione», «si sciolga definitivamente, chieda perdono alle vittime e scompaia», ha concluso.
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