Operazioni avviate con «carri armati, armi pesanti e leggere», ha aggiunto Ghasri, convinto che Sirte guadagnerà la sua libertà nei prossimi due giorni, dopo la bonifica. A fargli eco c'è il sindaco Mokhtar Khalifa: il 70% di Sirte è nelle nostre mani, ha annunciato all'Ap, precisando che i quartieri meridionali e occidentali sono sotto il controllo dei combattenti. Secondo il sindaco, «il sostegno internazionale ha fatto un'enorme differenza». Dal primo agosto, caccia e droni americani hanno condotto 36 attacchi sugli obiettivi dei jihadisti. Solo ieri «sette raid aerei Usa hanno colpito due camion con artiglieria pesante, una decina di postazioni di combattimento e alcuni veicoli di supporto» dei fondamentalisti. Tragico invece il bilancio dei morti. Dal lancio dell'operazione militare lo scorso maggio hanno perso la vita 360 'martirì e i feriti sono migliaia. Tra ieri ed oggi tra i miliziani si contano 17 vittime e 82 feriti. Il bilancio non comprende i due piloti del jet libico abbattuto ieri, un'azione rivendicata dall' Isis sull'agenzia Amaq.
Si ignorano invece al momento le perdite complessive fra i seguaci di al Baghdadi, mentre non si hanno notizie certe di vittime fra i civili.
A fotografare la battaglia di Sirte ci sono le ultime istantanee sulla pagina Facebook dell'operazione dei combattenti di Tripoli e Misurata. I soldati appaiono sorridenti. Alcuni a bordo di un tank, vestiti in tuta mimetica, festeggiano la caduta del Centro Ouagadougou con le braccia alzate facendo il segno di vittoria. Molti sono giovanissimi. Altre istantanee ritraggono un complesso di edifici martoriati, altre ancora pick-up trasformati in mezzi di attacco. La nuova missione adesso è la 'ripuliturà del Centro Ouagadougou da eventuali trappole, come mine e autobomba, per poi proseguire nell'offensiva finale contro gli ultimi bastioni dei seguaci del Califfo asserragliati in tre aree residenziali adiacenti al porto. Stando a fonti statunitensi citate dalla Bbc, l' Isis potrebbe ancora contare sull'appoggio di poco meno di 1.000 jihadisti, molti dei quali sarebbero foreign fighter o veterani dei conflitti in Siria ed in Iraq.
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