Siria, Medvedev: «Assad non è partner della Russia, ma non può essere ignorato»

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Giovedì 23 Gennaio 2014, 21:03 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 14:08

E' l'ora della mediazione sulla Siria alla conferenza Ginevra 2. N io n il presidente Putin crediamo che Assad sia un partner strategico. Ma l'attuale presidente della Siria, e non pu essere ignorato lo afferma

il premier russo, Dmitri Medvedev. Il capo della delegazione dell'opposizione siriana e presidente della Coalizione nazionale, Ahmed Jarba ha affermato a Ginevra che Mosca non è attaccata in modo assoluto al presidente siriano Bashar al-Assad. «Mosca non necessariamente si attacca in modo forte ad Assad. Lavrov mi ha detto che una soluzione deve essere trovata dai siriani tra di loro», ha detto Jabra in una conferenza stampa stasera a Ginevra facendo riferimento ad un recente incontro avuto a Parigi con il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov.

Dopo le dichiarazioni pubbliche - dai toni durissimi - di ieri alla conferenza internazionale sulla Siria a Montreux, è il momento della diplomazia, quella a porte chiuse, determinata a portare i siriani al tavolo per discutere di passi concreti e porre fine allo spargimento di sangue. Primo appuntamento a Ginevra, quello del mediatore delle Nazioni Unite e della Lega Araba Lakhdar Brahimi che ha incontrato separatamente i capi delle due opposte delegazioni: prima il presidente della Coalizione nazionale dell'opposizione, Ahmed Jarba, poi il ministro degli Esteri di Damasco Walid Muallem. Incontri rigorosamente separati, in vista dell'avvio domani dei negoziati veri e propri, cui entrambi hanno accettato di partecipare. Anche se non è ancora chiaro in quale formula: è possibile, viste le accuse reciproche lanciate ieri al Montreux Palace, e vista - soprattutto - la divergenza totale sul futuro di Bashar al Assad, che Brahimi sia costretto a fare la spola tra le due parti, senza che regime e opposizione accettino di sedere di nuovo allo stesso tavolo nè di entrare nella stessa stanza. Se avviato senza 'incidentì dell'ultimo minuto, il dialogo sarà comunque «un lungo processo», sostiene la Coalizione che, a quanto risulta, ha prenotato l'albergo a Ginevra per almeno una settimana.

«Noi siamo fiduciosi per quanto riguarda la nostra posizione che è molto chiara: l'applicazione di Ginevra 1 è la piattaforma su cui cominciare. E quindi ribadiamo che la transizione in Siria non può includere Assad», ha detto Rafif Jouejati, portavoce di Jarba, parlando in mattinata a Montreux con alcuni giornalisti italiani. Una posizione - quella sull'uscita di scena del presidente siriano - sostenuta ieri a gran voce dal Segretario di Stato Usa John Kerry, ma rigettata con altrettanta forza dall'inviato di Damasco.

Oggi è la Russia - che con gli Stati Uniti e l'Onu ha voluto e preparato la conferenza di Ginevra 2 - a prendere le difese di Assad, seppur mantenendo le distanze: «Né io nè il presidente Putin crediamo che Assad sia un partner strategico. Ma è l'attuale presidente della Siria, e non può essere ignorato», ha affermato il premier Dmitri Medvedev alla Cnn. Il primo ministro ha inoltre definito «inaccettabile» il ritiro dell'invito all'Iran alla conferenza di pace. «Si può davvero pensare che il problema della Siria possa essere seriamente discusso senza il coinvolgimento dell'Iran?», ha chiesto. Dal canto suo il presidente iraniano Hassan Rohani, dal World Economic Forum di Davos, ha sostenuto che per la Siria «la soluzione migliore è organizzare libere e democratiche elezioni». «Nessuno da fuori può decidere il futuro della Siria», ha spiegato, auspicando che «tutti lavorino insieme per sconfiggere il terrorismo».

Dopo la partecipazione di ieri alla riunione di Montreux, è arrivata a Davos anche il ministro degli Esteri Emma Bonino. L'Italia «cercherà di fare in tutti i modi» pressione sulla conferenza di pace di Ginevra per avere «dei risultati concreti sul terreno» dal punto di vista umanitario, «che possono venire solamente dal cessate il fuoco e dall'accesso degli aiuti umanitari», ha ribadito. Sul tavolo di Ginevra, ha quindi spiegato il capo della diplomazia italiana, «ci sono diverse opzioni», tra cui anche quella di uno scambio di prigionieri su cui stanno lavorando - come ha detto ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov - la Russia, gli Usa e l'Onu.

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