Sinai, il precedente: un aereo cadde, per gli Usa fu terrorismo e per l'Egitto un guasto

Sinai, il precedente: un aereo cadde, per gli Usa fu terrorismo e per l'Egitto un guasto
di Anna Guaita
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 02:37 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 22:37
New York – Davanti alla decisione anche della Russia di interrompere i voli verso le Egitto, il governo del Cairo ha reagito con sorpresa e indignazione: «Il nostro aereoporto è sicuro secondo i più alti standard mondiali» hanno detto gli egiziani.



Non è la prima volta che tra l'Occidente e l'Egitto si verifica un disaccordo sostanziale sulla fine catastrofica di un aereo, con gli Stati Uniti convinti che si sia trattato di un attentato e l'Egitto che lo nega decisamente. Nella memoria dei due Paesi rimane come una ferita mai rimarginata il disaccordo sulla fine del volo Egypt Air 990, precipitato nell’Atlantico mezz’ora dopo il decollo. Fu suicidio e omicidio di massa per gli americani, fu un malfunzionamento dell’aereo per gli egiziani.



Il boeing era decollato regolarmente dall’aeroporto Kennedy la sera del 31 ottobre 1999. Il cielo era limpido, e il volo prometteva di essere tranquillo. Ma 30 minuti dopo, quando l’aereo aveva raggiunto la quota di crociera per cominciare la traversata dell’Atlantico, di colpo scomparve dai radar. Non c'era stato nessun segnale di allarme, nessun SOS alle torri di controllo della costa nord orientale degli Stati Uniti. Neanche gli aerei che volavano nella zona, per esempio un Lufthansa che si trovava abbastanza vicino, registrarono comunicazioni di emergenza.



Due settimane più tardi – dopo aver recuperato e ascoltato le registrazioni della scatola nera - gli Stati Uniti avanzarono la teoria che si era trattato di un suicidio del secondo pilota, e di fatto si era trattato di un attentato terroristico. I tecnici della sicurezza aerea egiziana non hanno mai accettato questa teoria. Anzi hanno accusato Washington di averla ideata per evitare di essere portati in tribunale per il letale malfunzionamento del boeing.



Ma i tecnici della National Transportation Safety Board hanno ricostruito con una certa chiarezza cosa successe quella notte nella cabina di pilotaggio. Grazie alla scatola nera si sa che il primo pilota si era assentato per andare in bagno e che il secondo pilota aveva preso i comandi, e a quel punto aveva inclinato l'aereo di 40°, facendolo scendere verso il mare, gridando più volte: «Metto la mia vita nelle mani del Signore». Secondo gli americani questa esclamazione faceva capire che l'uomo si stava suicidando e si affidava ad Allah. Secondo gli egiziani quella è invece una comune esclamazione che spesso si pronuncia nel momento in cui ci si mette al volante anche della propria automobile.



Resta il fatto che a un certo punto rientra il primo pilota, chiede al secondo pilota cosa stia succedendo, il tono diventa sempre più agitato e spaventato. Il primo pilota prende i comandi e grida al suo secondo «Aiutami! tira anche tu! tira anche tu!». La lotta dura due minuti e 43 secondi, e a quel punto qualcuno spegne motori, di fatto rendendo impossibile il salvataggio del volo. L'aereo si inabissa a 80 chilometri a sud ovest dell'isola di Nantucket, e tutti i 217 passeggeri e membri dell’equipaggio muoiono.



Per gli americani è rimasto agli atti che è stato un suicidio. Per gli egiziani è stato un guasto meccanico. Sono passati 16 anni, e ancora fra i due Paesi c'è profonda profondo disaccordo e diffidenza. E sembra che oggi quel copione si stia ripetendo.