Sfida sulla "moralità", i trucchi usati dai big della politica Usa per vincere

Sfida sulla "moralità", i trucchi usati dai big della politica Usa per vincere
di Antonio Bonanata
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Sabato 4 Giugno 2016, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 11:23
Volete avere ragione? Spingete sul pedale della morale e il vostro interlocutore, che sia la controparte in un dibattito o l’amico con cui chiacchierate, potrà venirvi incontro più facilmente, dandovi ragione o comunque convenendo con voi. In altre parole, la percezione della moralità che accompagna un’opinione rafforza una posizione politica, un tema, una questione. È quanto emerge da una ricerca firmata da Andrew Luttrell, dottorando presso la Ohio State University e pubblicata sul Journal of Experimental Social Psychology.

Il ricercatore e la sua squadra sono partiti da un’ipotesi di fondo: le persone, o le cause, che più ammiriamo hanno un tratto comune, sono cioè connesse al nostro personale senso della morale, uno scudo psicologico contro attacchi dialettici esterni. Tradotto in frasi, si potrebbe così riassumere: «Non sei d’accordo con me? Poco male, non mi lascio influenzare perché mi batto per una causa giusta». Gli studiosi, nello specifico, volevano verificare se l’opinione di una persona diventasse più forte, o reggesse meglio alle sfide di un avversario, se il punto di vista fosse stato in qualche modo collegato a una concezione “morale” delle cose. Hanno quindi svolto una serie di esperimenti, sottoposti a tre gruppi di circa 100 partecipanti.

Ai primi volontari, tutti studenti universitari, sono state date alcune indicazioni circa una nuova politica da seguire per esami di alto livello, chiedendo loro di scrivere qualche considerazione di commento. In seguito i partecipanti, suddivisi in sotto-gruppi, hanno ricevuto dei feedback sulle opinioni espresse: ad alcuni è stato detto che la loro visione rifletteva un approccio “tradizionale”; ad altri che si trattava di osservazioni dettate dalla “morale”. È bastato questo per rafforzare il secondo sotto-gruppo: i partecipanti cui è stato dato un feedback “positivo” – le cui considerazioni, cioè, esprimevano un giudizio morale sulla nuova politica da seguire per gli esami – hanno rafforzato le proprie opinioni e si sono detti pronti a sostenere una petizione, a firmare per la nuova policy e persino a votare a favore di essa. Gli studenti hanno valutato queste tre azioni su una scala da uno a nove.

Negli altri due esperimenti (uno rivolto a studenti superiori, un altro a un più ampio campione di adulti) i ricercatori hanno chiesto ai volontari di eseguire esercizi simili, stavolta basati sul tema del riciclaggio. Partendo dall’assunto che il riciclo è cosa buona, i vari partecipanti si sono espressi con opinioni personali e hanno svolto un test che mettesse su una scala da uno a nove le diverse opzioni proposte; hanno poi ricevuto dei feedback circa la loro visione: ad alcuni è stato detto che si trattava di una concezione “pratica”, ad altri che nasceva da considerazioni “morali”.

In un secondo momento, coloro che conducevano l’esperimento hanno provato a "inquinare" i diversi orientamenti, diffondendo una nota secondo cui il riciclaggio aumenti il numero delle auto sulle strade e favorisca l’inquinamento. Ma l’atteggiamento dei partecipanti nel sotto-gruppo etichettato come “pratico” e in quello orientato dalla “morale” non differiva di molto rispetto a prima. Una prova successiva ha rivelato che i secondi vedevano il riciclaggio più favorevolmente rispetto ai primi (7,56 contro 6,88 su una scala di nove punti). “Quanti erano portati a credere che i propri atteggiamenti in merito al riciclaggio si basassero su una visione morale delle cose erano più resistenti al messaggio anti-riciclo di quelli che, invece, li fondavano su considerazioni di praticità” hanno scritto gli autori dello studio.

Inquadrare una causa, quindi, nell’ambito della morale è una buona tattica per politici e attivisti. Qualsiasi tema, è il pensiero di Luttrell, può essere visto attraverso la lente della morale ed è questo il motivo per cui saremo sempre portati a dividerci e a combattere in politica. A questo proposito, secondo un recente sondaggio che chiedeva agli elettori americani chi avesse un più alto standard "morale" tra Hilary Clinton e Donald Trump, i due prossimi sfidanti alla poltrona di presidente, l’ex Segretario di Stato prevaleva sul magnate newyorkese (47 per cento contro 36). Un punto di vantaggio per la candidata democratica, che potrebbe far apparire le sue posizioni politiche più forti rispetto alle proposte dello sfidante repubblicano. E questo solo grazie alla forza della morale.
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