Schengen rischia lo stop: «Mai più un'altra deroga»

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di Cristiana Mangani
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Giovedì 31 Agosto 2017, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 09:12
Schengen al bivio. La Commissione europea ha annunciato che non sarà concessa una ulteriore proroga al ripristino dei controlli alle frontiere interne in vari Stati: Germania, Svezia, Austria, Danimarca e, fuori Ue, Norvegia. La decisione trova ragione nelle disposizioni del Codice Schengen, in base alle quali non è possibile rinnovare per oltre tre volte la procedura che restringe i passaggi alle frontiere, l'ultima è del 12 maggio scorso. Mentre il periodo totale consentito non può superare i due anni. Tutto questo, però, sta creando parecchia agitazione soprattutto a Berlino e a Vienna, che hanno scadenze elettorali prossime (settembre e ottobre), e la necessità di far sentire garantito e sicuro l'elettorato.

Nonostante le forti pressioni su Bruxelles, affinché si trovi la strada per rinnovare la chiusura, la Commissione ha fissato per l'11 novembre la data per il ritorno alla normalità. La disposizione era stata attuata per arginare il problema dell'immigrazione clandestina, proveniente soprattutto dai Balcani. Mentre la Francia, rispetto agli altri paesi, aveva ottenuto la possibilità di effettuare le restrizioni dopo gli attentati terroristici di Parigi e Nizza, adducendo ragioni di sicurezza.

LA RICHIESTA
Ieri Angela Merkel ha incontrato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, e ha rinnovato la sua richiesta di poter effettuare un prolungamento dei controlli straordinari oltre novembre. Al momento sono in vigore, legalmente, in alcuni tratti delle frontiere terrestri e marittime di Austria (non al Brennero), in Danimarca, in Germania, in Svezia e in Norvegia dal 2015, e sono stati prorogati di sei mesi in sei mesi. «Andrebbero mantenuti - ha dichiarato la cancelliera tedesca durante un comizio a Bad Kissingen - fino a quando le istituzioni della sicurezza non ci diranno che non sono più necessari».

E allora come si uscirà da questa empasse? «Siamo in una situazione giuridica di una chiarezza adamantina - ha puntualizzato il portavoce capo della Commissione europea Margaritis Schinas - È molto chiaro dove ci troviamo: sui controlli alle frontiere interne ci sono alcune cose che la legislazione di Schengen permette di fare, a condizioni ben note, e penso che siamo stati molto dettagliati sul modo in cui queste condizioni vengono applicate. Questo è il quadro giuridico. Schengen, comunque, permette anche controlli di sicurezza che sono molto mirati. Abbiamo salvato Schengen applicando Schengen: ora la validità delle misure è nota e non speculerei su cosa potrà accadere dopo la scadenza. Noi applichiamo soltanto la legge».

SICUREZZA E TERRORISMO
Del resto la Ue ha già fatto parecchio in questi anni rafforzando Frontex e rendendola un vera e propria guardia di frontiera e costiera. E questo ha consentito la raccolta di oltre 70 milioni di dati agli ingressi. Inoltre, c'è da dire che la situazione in base alla quale erano state concesse le proroghe non esiste praticamente più: l'accordo Ue-Turchia ha annullato gli arrivi di migranti in Grecia. E con il calo degli sbarchi di barconi provenienti dalla Libia, le frontiere tedesche e austriache hanno visto ridursi quasi totalmente le pressioni migratorie. La questione, però, è molto scivolosa. Berlino e Vienna non molleranno facilmente. E allora è probabile che verrà percorsa un'altra strada, non più quella legata ai flussi migratori irregolari, bensì alle questioni di sicurezza e di terrorismo. Anche se - fanno sapere da Bruxelles - i casi verranno valutati volta per volta, e non è detto che vengano tutti accettati. E allora bisogna riflettere su quanto di recente ha detto il presidente francese Emmanuel Macron: «L'Europa di Schengen non funziona bene», ha manifestato le sue perplessità. La stessa cosa pensa la Germania. A questo punto è facile immaginare che la discussione europea potrebbe puntare a ottenere una modifica del Codice.

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