Salah durante l'interrogatorio: «Volevo farmi esplodere allo Stadio ma ci ho ripensato»

Salah durante l'interrogatorio: «Volevo farmi esplodere allo Stadio ma ci ho ripensato»
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Sabato 19 Marzo 2016, 14:34 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 09:40

L'interrogatorio
Salah Abdeslam doveva farsi salatre in aria allo Stade de France. «Volevo farmi esplodere allo Stade de France ma ci ho ripensato», ha detto durante l'interrogatorio agli inquirenti del Belgio, secondo quanto riferito in conferenza stampa dal procuratore di Parigi, Francois Molins. Molins ha poi aggiunto che queste dichiarazioni vanno prese con estrema cautela. È infatti necessario interrogarsi sulla successiva presenza del sospetto nel diciottesimo arrondissement di Parigi, ai piedi di Montmartre e della Basilica del Sacro Cuore, dove l'Isis ha poi rivendicato l'attentato mai portato a termine. 

«Salah Abdeslam si opporrà alla richiesta di estradizione in Francia»: lo ha affermato il suo avvocato, Sven Mary, precisando che il suo assistito «collaborerà con la giustizia belga».  Salah, nel corso dell'interrogatorio a Bruxelles, ha «riconosciuto che si trovava a Parigi» la sera degli attentati del 13 novembre, e ha anche spiegato perché non si è fatto esplodere. «Non dirò altro per il momento - ha aggiunto - perchè è troppo presto. In ogni caso, non è rimasto in silenzio di fronte al giudice». Il fermo è stato prolungato di cinque giorni: benchè ferito alla gamba, ha aggiunto il legale, lo stato di salute di Abdeslam «non è problematico».
 



Salah Abdeslam si è presentato questa mattina alle 12.30 davanti al giudice istruttore per la convalida dell'arresto avvenuto ieri, in un'operazione a Molenbeek. Lo riferiscono i media belgi, secondo cui, poco prima del suo ingresso nei locali della polizia giudiziaria di Bruxelles, era arrivato il suo legale, Me Sven Mary. Dopo aver lasciato l'ospedale Saint Pierre dove era stato ricoverato per una lieve ferita alla gamba riportata nel blitz, Abdeslam è stato interrogato dagli investigatori, ma, a giudicare dal poco tempo trascorso tra il suo arrivo ed il trasferimento dal giudice istruttore, è probabile che non abbia parlato. 

L'accusa
Salah Abdeslam è stato accusato di «stragi terroristiche e partecipazione ad attività di un gruppo terroristico» dalla giustizia belga.  Abid Aberkan, l'amico di Salah che gli ha trovato l'appartamento della rue des Quatre-Vents (Molenbeek), è stato invece incriminato per attività terroristiche: è quanto riferisce la procura belga. 

Latitante

Salah Abdeslam è rimasto nascosto per quattro giorni nella cantina dell'edificio della rue des Quatre-Vents (Molenbeek) dove è stato catturato ieri: è quanto riferisce Jean-Michel Decugis, specialista per le questioni di polizia e giustizia di I-Tèlè. «Prima era nascosto nell'auto di Abid Aberkan, poi nella cantina della madre di quest'ultimo», ha precisato in diretta Decugis.

La famiglia
L'arresto, ieri a Bruxelles dopo quattro mesi di caccia all'uomo, è stato accolto con «sollievo» anche dalla famiglia del terrorista di Parigi. A farsi portavoce del sentimento dei parenti è stata l'avvocato di Mohammed Abdeslam, uno dei fratelli di Salah (l'altro, Ibrahim, si era fatto saltare in aria davanti al Caffè Voltaire della capitale francese), che nei giorni immediatamente successivi agli attacchi di Parigi era stato arrestato e rilasciato e aveva poi rivolto un appello perché si consegnasse. «Mohammed Abdeslam mi ha incaricato di dire, a nome della sua famiglia, che prova un sentimento di sollievo - ha detto Nathalie Gallant, citata dall'emittente Rtbf - Anzitutto perché Salah è stato arrestato vivo. Era una delle speranze della famiglia. E sollievo perché la caccia all'uomo si è conclusa, bisogna rendersi conto che la famiglia è stata sotto pressione per quasi quattro mesi».

«Dobbiamo congratularci col Belgio per l'arresto di Salah Abdeslam, ma è solo un tassello di un vasto puzzle»: lo dice il segretario generale di Interpol, Jurgen Stock, in una nota diffusa dopo la cattura del ricercato numero uno degli attentati parigini del 13 novembre. Oggi, continua Stock, «chiunque sia legato ad Abdeslam teme che la sua posizione possa essere rivelata e cercherà di fuggire per evitare di essere preso». «È più che mai vitale che i Paesi continuino a cooperare», conclude il responsabile dell'organismo internazionale di polizia con sede a Lione.

Basta «inginocchiarsi davanti alla Francia», ha detto l'avvocato belga Sven Mary, intervistato dal quotidiano La Derniere Heure dopo il primo interrogatorio del suo assistito. La giudice ha interrogato Abdeslam, ha detto Mary, é stata «umana in circostanze difficili. E soprattutto senza farsi influenzare, sia dalla procura federale che dalla pressione che mette la Francia su questo dossier. Ad un certo punto bisogna smetterla di inginocchiarsi, di vivere con questo sentimento di colpa che sembriamo avere in Belgio verso la Francia, dopo gli attentati».

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