Russiagate, tentazione Trump: cacciare il procuratore Mueller

Russiagate, tentazione Trump: cacciare il procuratore Mueller
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Martedì 13 Giugno 2017, 21:49 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 17:37
È l'ultima clamorosa tentazione di Donald Trump: dopo il licenziamento shock del capo dell'Fbi James Comey, il presidente americano nelle ultime ore starebbe meditando di silurare anche il procuratore speciale Robert Mueller, colui che ha ereditato il coordinamento delle indagini sui possibili legami tra il tycoon e Mosca.

Una mossa potenzialmente esplosiva dunque, dalle conseguenze inimmaginabili e che avvicinerebbe sempre più il Russiagate al Watergate. Impossibile infatti non fare il parallelo con lo storico Saturday Night Massacre dell'ottobre 1973, quando Richard Nixon ordinò di cacciare via il procuratore speciale Archbald Cox che indagava sullo scandalo che alla fine travolse il presidente.

«Ho fiducia» nel procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, afferma però il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, nel corso di un'audizione in Congresso. «Non ho idea se Trump abbia fiducia in Mueller».

L'ipotesi di un affondo di Trump contro Mueller - trapelata nel giorno dell'attesissima testimonianza davanti al Congresso del ministro della giustizia Jeff Sessions - è stata tirata in ballo da un amico di vecchia data del tycoon: Christopher Ruddy, Ceo di Newsmax Media, pubblicazione conservatrice vicina al presidente americano come lo è il magazine online Breitbart di Steve Bannon. Ruddy, in una intervista alla Pbs, ha raccontato di essere stato alla Casa Bianca nelle ultime ore e di aver appreso come l'allontanamento di Mueller sia una delle opzioni sulla scrivania dello Studio Ovale. Una possibilità che nell'entourage di Trump non confermano, ma nemmeno smentiscono seccamente, con la portavoce Sarah Sanders che si limita a constatare come Ruddy non abbia incontrato il presidente e parli a titolo personale.

Ma si sa che Donald Trump non è nuovo a sparate clamorose nei momenti di maggior frustrazione e rabbia, sempre più frequenti col passare dei giorni alla Casa Bianca. E così la maggior parte dei commentatori osserva come non sarebbe una sorpresa se il presidente parlando con i suoi avesse lanciato pesanti strali su Mueller, fino a evocare un suo allontanamento. Che poi passi dalle parole ai fatti è tutto da vedere.

Intanto si è già alzato un coro di "no" a tale ipotesi, anche da parte di molti esponenti del partito repubblicano. «Sarebbe un disastro. Non c'è ragione di icenziare Mueller», ha detto il senatore Lindsey Graham. Anche per lo speaker della Camera Paul Ryan il presidente deve lasciare che il procuratore speciale prosegua serenamente nel suo lavoro investigativo. Levata di scudi anche da parte del viceministro della giustizia Rod Rosenstein: dovrebbe essere lui eventualmente a dare il ben servito a Mueller, visto che il ministro Sessions si è tirato indietro dalle indagini del Russiagate. Ma, sentito in Congresso, Rosenstein è stato chiaro: «Non c'è nessuna buona ragione per licenziare il procuratore speciale. E io non eseguo ordini del presidente Trump che non siano legali e appropriati». Insomma a questo punto la Casa Bianca - volesse davvero andare fino in fondo su Mueller - dovrebbe licenziare anche il viceministro.

Nel frattempo repubblicani e democratici in Senato hanno raggiunto l'accordo per un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L'intesa prevede un rafforzamento delle misure attuali e ne impone di nuove sui soggetti coinvolti in abusi nel campo dei diritti umani e su quelli che stanno fornendo armi al governo del presidente siriano Bashar al-Assad. Le sanzioni dovrebbero inoltre colpire i responsabili di cyber-crimini per conto del governo di Mosca. «I rapporti fra gli Stati Uniti e la Russia sono a un minimo storico e si stanno deteriorando ulteriormente», ha ammesso il segretario di stato Usa Rex Tillerson. «Stiamo seguendo attentamente la situazione», è invece il commento da Mosca del portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov. 



 
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