Russia, Putin vara la nuova dottrina: il nemico è la Nato

Russia, Putin vara la nuova dottrina: il nemico è la Nato
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Venerdì 1 Gennaio 2016, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 17:11
Mosca aggiorna il suo piano strategico nazionale - come promesso nei mesi scorsi - e si attrezza per le sfide del futuro, a partire dal primo gennaio del 2016.

«La priorità nazionale della Russia - si sottolinea nel documento varato dal presidente Vladimir Putin - è confermare il suo status di potenza globale di primo piano». Il Cremlino, insomma, non ci sta a finire nella 'serie B' delle nazioni e nello stilare la classifica dei rischi da cui sarà meglio guardarsi al primo posto mette la Nato: la sua espansione è vista infatti come «una minaccia per la sicurezza nazionale».

La 'dottrina Putin', come d'altra parte ampiamente chiarito dai diversi interventi pubblici e non del presidente, non prevede dunque di arretrarE davanti a ciò che viene definito come «un processo di militarizzazione e corsa alle armi in corso nelle regioni vicine alla Russia». In particolar modo, l'aumento delle truppe Nato nei paesi dell'Est europeo viene visto come «una violazione delle norme che regolano il diritto internazionale». Anzi, a ben vedere si tratta in qualche modo di una rappresagliA per «l'indipendenza» mostrata dalla Russia sullo scacchiere internazionale, tanto da provocare «la reazione da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati, interessati a mantenere il loro dominio». 

Ma se è la Nato il nemico pubblico numero uno dal punto di vista militare, sul piano politico la minaccia - «una delle principali per la sicurezza nazionale» - è data «dall'istigazione» alle rivoluzioni colorate. Per Putin si tratta di un vecchio tarlo, che ha inizio all'indomani della rivoluzione arancione sorta in Ucraina all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004. Mosca ci vede un filo diretto con l'Euromaidan di Kiev - un «colpo di stato» sostenuto sia dall'America che dall'Ue - e il risultato è la creazione di un'area «destabilizzata» nel cuore dell'Europa che sarà frutto di problemi per lungo tempo a venire. Tra i responsabili vengono considerati «gruppi radicali che usano ideologie estremiste nazionaliste e religiose, Ong straniere e internazionali e privati cittadini». Nel documento si sottolinea inoltre come «la pratica di deporre regimi politici legittimi si stia diffondendo».

 Il terrorismo internazionale, naturalmente, è un altro dei temi che impegnerà Mosca nel futuro. Nel passaggio ad esso dedicato Putin si toglie però un bel macigno dalla scarpa poiché bolla la nascita e il rafforzamento dello Stato Islamico come il «risultato di una politica dai 'doppi standard' che alcuni Paesi stanno conducendo nella lotta contro il terrorismo». 

Detto questo, anche la crisi che attanaglia il Paese, frutto pure «delle sanzioni che ne destabilizzano l'economia», pone i suoi rischi e il Cremlino si propone di reagire varando misure che sostengano il rublo, mettano in sicurezza i conti pubblici e riducano l'inflazione. Se poi l'Europa continuerà a guardare altrove, Mosca punterà a stringere i suoi rapporti con la Cina - e più in generale l'area asiatica - e a varare nuovi rapporti di cooperazione con l'America Latina e l'Africa.

Il piano prevede infine l'uso della forza militare «solo se ogni altra misura risulta inefficace». In questo senso, la prevenzione di conflitti militari viene affidata al mantenimento «a un giusto livello» del «deterrente nucleare» così come di un «giusto grado di prontezza al combattimento delle forze armate»



 
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