Anche il fondatore del National Voting Rights Institute, John Bonifaz, e il direttore del centro per la sicurezza informatica dell'Università del Michigan, Alex Halderman, hanno partecipato alla stesura del documento, scrive oggi il Guardian. E decine di loro colleghi hanno finora firmato una lettera aperta ai leader del Congresso in cui si esprimono la loro «profonda preoccupazione»: «Il nostro Paese ha bisogno di un'accurata, pubblica indagine del Congresso sul ruolo che poteri stranieri hanno giocato nei mesi precedenti alle elezioni», si legge nella lettera in cui si sottolinea che comunque non si intende »mettere in discussione« il risultato delle elezioni.
I sospetti di possibili hackeraggi del voto si fondano sulle note vicende della scorsa estate, quando i sistemi informatici del partito democratico e della campagna di Clinton hanno subito diversi attacchi che, secondo l'intelligence Usa, sono stati originati da hacker russi.
Ed i sospetti si concentrano in particolare in uno stato come il Wisconsin, dove Clinton era stata data in vantaggio per mesi prima delle elezioni, e Trump avrebbe - secondo quanto anticipa del rapporto il quotidiano britannico - raccolto un grande numero di voti nelle contee dove viene usato il voto elettronico, un numero sproporzionato rispetto a quelli che ha ottenuto nelle contee dove ancora si usa la scheda cartacea.
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