Omicidio Ilaria Alpi, teste chiave scagiona Hassan: «Mai detto che facesse parte del commando»

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Giugno 2016, 21:22 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 19:24
Ahmed Ali Rage, detto Gelle, teste chiave del processo che ha portato alla condanna di Hasci Omar Hassan per l'omicidio il 20 marzo 1994 della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin non ha «detto a nessuno che lui faceva parte del commando» autore del duplice delitto e «nemmeno che è stato lui a uccidere». E se lo ha comunque collocato sull'auto degli assassini lo ha fatto solo «per dare credibilità» al racconto, costruito su particolari raccolti da chi vide l'agguato. «L'ho fatto solo per andarmene via dal Paese» ha ribadito.

Ricostruzione contenuta nella deposizione resa per rogatoria alla procura di Roma e ora acquisita dalla Corte d'appello di Perugia nel processo di revisione per Omar Hassan, che si è sempre proclamato estraneo ai fatti. Gelle è stato uno dei suoi principali accusatori ma poi ha ritrattato. Sentito dai pm romani, ha confermato quanto detto alla trasmissione 'Chi l'ha visto', andata in onda il 18 febbraio 2015. Cioè che lui non c'era quando sono stati uccisi i due italiani a Mogadiscio. «Sono arrivato dopo» ha spiegato nella rogatoria. Gelle ha spiegato di essere andato «per curiosità, solo per vedere».

«Conosce il nome o potrebbe riconoscere chi ha commesso l'omicidio?» è stata una delle domande poste durante la deposizione. «Non ci stavo - la risposta -, come faccio a sapere chi è stato». Quindi i dettagli forniti sul delitto della giornalista e dell'operatore «è quello che mi è stato raccontato, i racconti delle varie persone» ha messo a verbale. «Voglio chiarire - ha sottolineato Gelle - che non ho mai contattato la polizia italiana... è venuto a trovarmi un italiano che mi è stato detto che fosse l'ambasciatore e non so se era un poliziotto o altro».

«Tale signore - ha sostenuto ancora Ali Rage - ha mandato i suoi collaboratori da altre persone per cercare informazione e queste ultime persone a loro volta mi hanno contattato».
E alla domanda sul nome dell'italiano, ha risposto: «credo che lo chiamavano Cassini. Avevano un piano - ha sostenuto ancora - ma non so quale fosse... mi hanno usato anche a me. Io dovevo solamente recitare la mia parte». «L'ho fatto solo - ha detto ancora Gelle - per andarmene via dal Paese...». Una deposizione che rende Omar Hassan «molto fiducioso nella decisione che prenderà la Corte» il 19 ottobre. «Mi aspetto l'assoluzione - ha detto oggi -, dopo 22 anni da questa vicenda e 16 anni di galera da innocente spero sia fatta giustizia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA