Primarie Usa, dopo l'Iowa dal New Hampshire arriveranno i primi verdetti

Primarie Usa, dopo l'Iowa dal New Hampshire arriveranno i primi verdetti
di Anna Guaita
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Martedì 2 Febbraio 2016, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 18:58
NEW YORK – Sono passate poche ore dal voto dei caucus dell’Iowa, ma già i candidati sono proiettati verso i prossimi appuntamenti. Com’è tradizione nelle primarie, i carrozzoni delle varie campagne sono partiti non appena i seggi nello Stato del mid-west hanno chiuso. Comincia la seconda puntata. Ecco come si stanno posizionando i più importanti aspiranti presidenti:

REPUBBLICANI

Ted Cruz
Il 44enne senatore del Texas vicino al Tea Party, è il vincitore dei caucus, con il 27,7 per cento dei voti. Nelle ultime settimane, Donald Trump, il businessman newyorchese, lo aveva superato, ma nella gelida notte delle assemble elettorali Cruz ha ottenuto un’affluenza record degli evangelici, che hanno costituito il 62 per cento dei votanti. Cruz si è così confermato solidamente nell’ala religiosa conservatrice del partito. Ma questo potrebbe significare che nei prossimi appuntamenti perderà terreno, come è successo ad altri candidati di simile etichetta religiosa che hanno vinto nell’Iowa, come l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee nel 2008 e nel 2012 l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum. Il portavoce di Cruz, Rick Tyler, però si dice ottimista: “A differenza di quei candidati, il senatore ha una solidissima posizione finanziaria e almeno 200 mila volontari, ha cioé un’organizzazione di base entusiasta e solida”.

Donald Trump
La stampa newyorchese è stata spietata con l’uomo d’affari che nelle ultime settimane aveva maltrattato e minacciato i giornalisti. Il liberal Daily News ha pubblicato una sua foto con il naso rosso di un pagliaccio e ha sentenziato la sua fine con il titolo “Dead Clown walking”. Il conservatore New York Post è stato anche più laconico: “Cruz-ified”, crocifisso da Cruz. Ma è così? Trump si è piazzato secondo nell’Iowa con il 24,3 per cento dei voti, ma conduce nei sondaggi del New Hampshire, dove si vota martedì prossimo. Conduce anche nella Carolina del sud, dove i repubblicani votano il 20 febbraio. Il campione dell’immobiliare e della reality tv può cioé ancora intascare la nomination.
Ma se perdesse anche nel New Hampshire, sarebbe finito

Marco Rubio
Può sembrare strano che una campagna celebri come una grande vittoria il piazzamento al terzo posto. Ma bisogna tenere presente he il 44enne senatore di origini cubane è arrivato a ridosso di Trump, con il 23,1 per cento dei voti, e in certi momenti è sembrato quasi che stesse per superarlo. Con il terzo posto, Rubio acquista credibilità per l’establishment del partito, che cerca un candidato più moderato di Cruz e meno discusso di Trump. Il portavoce di Rubio spiega che per il senatore la scommessa è riassumibile nello slogan “tre, due, uno”: cioé, dopo essersi piazzato terzo in Iowa, vuole arrivare secondo nel New Hampshire e piazzarsi primo nella Carolina del sud. Allora la nomination sarebbe sua.

DEMOCRATICI

Hillary Clinton
La sua vittoria è stata risicatissima, 49,9 per cento dei voti contro il 49,5 dello sfidante Bernie Sanders. Ma nel complesso sistema elettorale Usa significa che la signora si porta a casa 30 delegati, contro i 21 di Bernie (ce ne vogliono 2118 per vincere la nomination). La sua quindi è una vittoria politica importante: “Tiro un sospiro di sollievo” ha ammesso lei stessa, preparandosi partire per il New Hampshire, dove è scontato che perda. Per ovvi motivi, Hillary Clinton farà campagna anche nello Stato di Granito, sarebbe uno sgarbo terribile se lo abbandonasse. Ma tutti sanno che la sua strategia è di puntare al sud, verso Stati più moderati,  più vari etnicamente, come la Carolina del sud, dove i democratici votano il 27 febbraio e il suo vantaggio è marcatissimo.

Bernie Sanders
Se Hillary si è portata a casa la vittoria politica in Iowa, il 74enne senatore del Vermont si è portato a casa la vittoria morale. Pur con tutti i “se” e i “ma” del caso, questo signore dai capelli perennemente scompigliati ha elettrizzato la parte più liberal del partito che era rimasta delusa da Obama, considerato troppo moderato. Bernie promette “una rivoluzione”  e almeno 3 milioni e  mezzo di americani gli hanno creduto abbastanza da mandargli piccole donazioni, sufficienti per assicurargli una cassaforte ricca, e tuttavia “non finanziata dai miliardari” come dice il suo stesso sito. Dunque Bernie "il socialista", ha abbastanza fondi per continuare la sua campagna, forte anche di un esercito di volontari. Tutti danno per certo che vincerà nel New Hampshire, lo Stato che confina con il suo Vermont, e che del Vermont è una copia gemella: molto bianco, poco vario etnicamente, con una forte base liberal per i democratici. Gli appuntamenti che vengono dopo, tuttavia, sono ancora schierati con Hillary, e lì la sua battaglia è tutta in salita.

 
 
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