La legge, che entrerà in vigore domani, prevede lo scioglimento immediato di tutti i vertici della televisione Tvp e della mittente pubblica Polskie radio e la riduzione numerica dei consigli d'amministrazione a tre persone. Inoltre ffida al ministro del Tesoro la possibilità di nominare i nuovi responsabili, senza il consueto concorso. «È una sentenza contro il ruolo dei media» ha detto Malgorzata Kidawa Blonska, uno dei leader del partito Piattaforma civica (Po), ora all'opposizione. A suo giudizio, i media pubblici saranno ora al servizio di un unico partito. «Si vede che Jaroslaw Kaczynski ha sognato di avere una sua tv» ha concluso Kidawa Blonska. «Ancora una volta il presidente Duda risulta ostaggio del Pis» ha aggiunto Mariusz Witczak, sempre del Po. La nuova legge ha avuto un iter parlamentare record per i tempi brevissimi di approvazione: presentata dal Pis per la prima lettura nella camera bassa il 28 dicembre, è stata accolta nonostante le forte proteste della opposizione il 30 dicembre e poi riconfermata senza nessuna variazione dal Senato (sempre con la maggioranza assoluta del Pis) che l'ha votata nella giornata di San Silvestro.
Nonostante inviti e richiami europei non vi è stata nessuna consultazione sociale sulla proposta.
Dal primo gennaio si sono già dimessi i direttori di vari canali tvp e la Polskie radio ha cominciato a trasmettere ogni due ore, per segnalare la forte preoccupazione agli utenti, l'inno europeo alternato a quello polacco. Il Pis ribadisce che si tratta solo di un primo passo della riforma, necessario per cambiare i quadri; nella seconda tappa, prevista fra qualche mese, i media da «pubblici» dovrebbero diventare «nazionali» ,e dipendere direttamente dal governo, il quale garantirà loro un nuovo sistema di finanziamento. Il progetto suscita preoccupazione fra i polacchi e per sabato prossimo il Comitato di difesa della democrazia ha già indetto delle manifestazioni in varie città del paese, seguendo quelle di dicembre scorso in difesa dell'autonomia della Corte costituzionale. Le proteste giungono dalle organizzazioni internazionali dei giornalisti e anche dall'Unione europea, che il 13 gennaio discuterà sulla situazione creata dal governo di Varsavia. Il 18 gennaio, alla vigilia del dibattito sulla Polonia annunciato dal Parlamento europeo, Duda sarà a Bruxelles. Per la prima volta da capo dello Stato incontrerà Donald Tusk, ex premier polacco ed ora presidente dell'Ue.
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