Pistorius si salva: omicidio colposo, potrebbe cavarsela con una multa

di Giuseppe Montesano
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Venerdì 12 Settembre 2014, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 11:08
Un uomo uccide la fidanzata sparando quattro colpi di pistola, e la donna muore: l’uomo viene dichiarato colpevole di omicidio non premeditato, e rischia al massimo 15 anni, che potranno essere ridotti o passati in parte ad aiutare il prossimo.



La donna si chiamava Reeva Sfeenkamp, ed era la fidanzata di una celebrità sportiva e di costume che si chiama Oscar Pistorius. È ciò che è emerso dal processo a Pistorius davanti al giudice unico previsto in Sudafrica, il giudice Masipa, che ha ritenuto i quattro colpi di pistola esplosi dall’atleta senza gambe non premeditati e lo stato di disfacimento della relazione non importante ai fini del giudizio, e che ha deciso da sola secondo ordinamento sudafricano.



Che dire se non qualche sorpresa? Prima abbiamo sentito, con pietà e dolore, di quest’uomo stupefacente che aveva vinto la mancanza degli arti inferiori diventando atleta che sparava quattro colpi alla fidanzata dicendo che l’aveva scambiata per un ladro; poi abbiamo cominciato a seguire il processo, incerti se provare pietà per Pistorius e le sue fragilità psichiche di atleta riuscito ma non quanto lui pensava, o se provare pietà solo per una ragazza uccisa con ripetuti colpi di pistola; qualcuno avrà anche fatto pensieri strani sullo stato psichico che poteva aver scatenato tanta furia, pensando per esempio a un’offesa fatta dalla ragazza a Pistorius, ma poi i pensieri si sono dissolti in un nuovo stupore: Oscar Pistorius ha sparato, per sentenza della signora Masipa, perché spaventato dai ladri e non potendo sapere con certezza che nel bagno ci fosse la sua fidanzata.



Allora, chissà perché, a fare da complemento agli ottimi avvocati difensori reclutati da Pistorius, viene in mente un altro schieramento di avvocati difensori, questa volta negli Stati Uniti: quelli che riuscirono a far assolvere O.J. Simpson per l’omicidio della moglie e di un amico, e che furono definiti, con gusto un po’ pacchiano e macabro, il dream team del grande giocatore di football O.J. Simpson.



Ma viene in mente anche il cantante dei Desir Noir, Bertrand Cantat, che uccise la figlia dell’attore Jean-Louis Trintignant, Marie, massacrandola di botte per “gelosia”: fu condannato a otto anni ed è già uscito dal carcere, libero dopo quattro anni.



E spunta allora un pensiero inquietante, una stravagante domanda: se il fidanzato di Reeve o la star dei Desir Noir e O.J. Simpson fossero stati idraulici e benzinai, i quattro colpi di pistola, le botte fino alla morte, gli avrebbero fruttato le stesse pene che a famosi atleti e cantanti? C’è forse qualcosa di magnetico nei personaggi dello sport o dello spettacolo celebri, qualcosa che lascia credere alle loro lacrime e alle loro contrizioni più che a quelle di idraulici e benzinai?



In una vicenda che di misterioso per il giudice ha davvero poco, e che di “giallo” non ha niente se non due persone sole in casa con una che spara quattro colpi di pistola all’altra perché ha ritenuto che nel bagno ci sono i ladri, diventa un po’ un giallo la decisione del giudice sudafricano.



Sembrerebbe la decisione di chi ha pensato che sì, potrebbe anche essere un delitto cosiddetto “d’onore” o di “disonore”, ma che la psicologia non conta nulla e ci sono i fatti: per la morte della ragazza che è evidente, ti diamo 15 anni al massimo, e si vedrà quanti diventeranno e se saranno scontati “normalmente”, ma non vogliamo entrare in un giallo.



E così l’atleta Oscar Pistorius, che giorno per giorno ha premeditato con forza spaventosa l’intera sua vita per vincere l’handicap, che con forza di volontà e con attenzione assoluta ai minimi dettagli ha costruito la propria fama, per il giudice Masipa è diventato un uomo un po’ disattento e un po’ irresponsabile, che senza nemmeno pensarci un secondo spara quattro colpi di pistola a dei ladri presunti: non è un un’eccessiva mancanza di “giallo”?



E anche la spiegazione molto “pratica” che il giudice ha dato del perché non abbia considerato la relazione in crisi come una complicazione, almeno, del quadro, è estremamente interessante: il giudice Masipa ha detto che le relazioni sono “dinamiche” per definizione, e che quindi non contava lo stato della relazione.



La storia di un uomo famoso ma in crisi per ciò che lui giudicava un insuccesso, chiuso in casa con la splendida fidanzata, un amore in crisi con i possibili rancori e le allusioni all’handicap, e quattro colpi in successione da una porta schiusa: è una storia che avrebbe potuto inventare un Simenon, ed è stata vista dal giudice senza storia, come un puro accidente, un puro evento.



È vero che il giudice Masipa era da sola a decidere e senza giuria, secondo ordinamento del Sudafrica, e da soli non è facile scegliere in casi del genere: il che ci porterebbe a pesare le parole quando ci lamentiamo della giustizia italiana e delle sue cosiddette “complicazioni”; forse, in certi casi, le complicazioni non sono tali, ma sono cautele e approfondimenti; e persino tentativi di una giustizia meno semplificata in senso negativo.



Chissà! Senza dubbio è sbagliato immaginare gialli dove non ce ne sono: ma non sarà dubbio anche trascurare ogni giallo? La vita è molto complicata e ambigua, si dice: ma forse anche la morte, quella di Reeva, oggi non è diventata meno complicata e ambigua di ieri.