Nomi, indirizzi e cellulari di Salah:
i segreti del primo pentito dell'Isis

Nomi, indirizzi e cellulari di Salah: i segreti del primo pentito dell'Isis
di Marco Ventura
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Domenica 20 Marzo 2016, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 13:23

ROMA - Una preda preziosa, Salah Abdeslam, per i servizi segreti non solo europei e non solo occidentali. Se davvero collaborerà con gli investigatori come fa capire il suo avvocato Sven Mary, star del foro di Bruxelles abituato a trattare casi di grande impatto mediatico, potrebbe venire alla luce la rete di complicità e tutta la filiera di supporto ideologico e logistico al gruppo di fuoco del Bataclan e dello Stadio di Parigi. E una ragnatela che copre parecchi Stati, dalla Francia alla Siria.

Il protagonista di una strage epocale si ritrova in mano agli investigatori e invece di farsi saltare come avrebbe detto ieri d'aver progettato, ha finito col farsi prendere e affronterà adesso una sfilza di interrogatori.

LE PRESSIONI
Il procuratore federale belga, Eric Van der Sypt, non ha fatto mistero dell'interesse delle autorità per ciò che Salah potrà dire («Se comincia a parlare, presumo che ciò comporti il prolungamento della sua permanenza in Belgio prima della consegna alla Francia»). I cugini francesi premono per averlo al più presto. Gli americani promettono (si propongono?) di collaborare attivamente all'inchiesta con banche dati e strumenti d'intelligence globali. Fondamentale incrociare le informazioni.

Certo è che Salah, almeno sulla carta, sarebbe il pentito perfetto. Non è inflessibile tanto da arrivare a uccidersi come forse avrebbe dovuto. Nelle prime ore dopo gli attentati di Parigi si era detto che veniva ricercato non solo dalle polizie europee, ma soprattutto dagli uomini del Califfato proprio per non essersi fatto esplodere e per paura che, arrestato, “cantasse”.

La reazione del quartiere di Molenbeek, a Bruxelles, dov'è stato ferito e catturato in una cantina dopo essersi nascosto nell'automobile di un amico, ha segnalato i rischi di una complicità diffusa, o solidarietà radicata. È in quell'humus, anzitutto, che gli investigatori vogliono guardare a fondo. Salah era stato trascinato sulla via della Jihad dall'amico e mente degli attentati di Parigi, Abaaoud, che già era stato per sei mesi dietro le sbarre in Belgio. Furti e spaccio di droga nel carnet di Salah.

IL VIAGGIO
E un viaggio che avrebbe dovuto attirare ben di più l'attenzione dell'anti-terrorismo, invece di una timida segnalazione alle autorità che non ha avuto seguito. Cittadino belga ma anche francese, di famiglia marocchina dell'Algeria (di Orano) trasmigrata in Belgio, dopo segnalazioni e fermi per droga e rapina, Salah ha cominciato a viaggiare, attraversando una decina di paesi comprese Germania e Austria. Insieme a Ahmet Dahmani, nell'agosto 2015, stando al ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière, avrebbe preso un traghetto dall'Italia alla Grecia e ritorno. Dahmani è stato poi arrestato in Turchia. Il traguardo, attraverso il confine turco, la Siria.

I MOVIMENTI
Movimenti che dimostrano l'esistenza di un rodato percorso del jihadismo europeo, lo stesso dei foreign fighters. Ora Salah sarà chiamato a dire chi lo ha aiutato, quali sono stati i suoi contatti nei mesi che hanno preceduto la strage del Bataclan (i terroristi usarono l'auto noleggiata proprio da lui), come ha scelto le stanze che affittava e i negozi dove si è rifornito di detonatori, e di quali protezioni ha usufruito dopo gli attentati che gli hanno permesso di far perdere le tracce. Quattro mesi di caccia all'uomo in cui più volte si è sfiorata la cattura, ma conclusi solo il 18 marzo.

LE TELEFONATE
E ancora, sotto i raggi X le sue telefonate e gli incontri. Stando per esempio alla tv tedesca SWR, a Bruxelles Abdeslam avrebbe affittato un'auto per andare a Ulm nella notte tra il 2 e il 3 ottobre (il giorno prima la polizia lo aveva fermato per controlli insieme a Amine Choukri arrestato con lui l'altroieri) in un centro di rifugiati siriani, tre dei quali sparirono il giorno dopo. Arruolati? Dopo le stragi, Salah telefonò a un detenuto in prigione a Namur, poi a conoscenti a Bruxelles. Uno scenario di quartieri a maggioranza musulmana, prigioni, centri di rifugiati, rotte internazionali. Tutto un mondo nel quale scavare.

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