Parigi, Casini: all'Occidente manca una strategia contro l'Isis

Pier Ferdinando Casini
di Claudio Marincola
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Sabato 21 Novembre 2015, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 08:53
Non cadiamo nella trappola dello scontro di civiltà. Capisco che è difficile quando i nostri figli sentono alla tv che questi pazzi uccidono gridando il nome di Allah, spiegare che i terroristi sono una sparuta minoranza del mondo islamico. Che non c'è una guerra dell'Islam contro il mondo cristiano. Ma solo un gruppo di pazzi fanatici che colpisce l'intera civiltà. Dall'Egitto al Libano hanno colpito sia islamici che cristiani».Non fare il gioco dell'Isis. Non trasformare il nichilismo dei kamikaze, la negazione dei nostri valori in una guerra di religione è la prima preoccupazione di Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato.



Dove l'Europa deve trovare gli anticorpi per opporsi a questa ondata di terrore?

«Credo che vada fatta una riflessione: qualcuno dice la Francia è stata colpita perché è andata in Iraq a bombardare. Oppure perché ha iniziato l'azione contro Gheddafi o perché è intervenuta in Ciad. Non credo che queste siano le ragioni vere. La ragione vera è che in Francia esiste un substrato sociale che sono le banlieu entro cui si reclutano a man bassa i foreign fighters che hanno scorazzato per l'Europa. La metodologia di quello che è successo a Parigi è impressionante per la quantità di persone coinvolte e per le modalità».



Si dovrà stare attenti a non trasformare le nostre periferie in banlieu.

«Non siamo nelle stesse condizioni ma il problema delle nostre periferie è il problema delle periferie del mondo. Il fenomeno dell'inurbanizzazione è noto, disoccupazione che aumenta, controllo del territorio sempre più difficile. È un problema che non riguarda solo l'Occidente. Vorrei ricordare che l'ultima settimana c'è stato l'attentato che ha fatto precipitare un aereo e ha colpito la Russia e l'Egitto, i 50 morti di Beirut per una bomba in supermercato e ora Parigi. Non possiamo pensare con un certo provincialismo che il problema sia l'Italia. L'Italia è uno degli 8 Paesi più importanti nel mondo e ha militari impegnati in missioni in Afghanistan, Libano e Balcani».



Prevede un giro di vite in tema di immigrazioni?

«Sono molto scettico sul fatto che una società si difenda erigendo muri. Una società deve accettare le sfide che ci sono. Ma è chiaro che non dobbiamo essere timidi, aver paura di mostrare chi siamo e da dove veniamo. Noi siamo per la libertà di religione e dobbiamo dare a tutti la possibilità di professare la loro. Ma non dobbiamo aver paura di mostrare i nostri crocifissi: siamo a casa nostra e a casa nostra un crocifisso non suscita alcuna allergia. Ho letto che una scuola che aveva in programma una visita ad una mostra in cui erano esposti dei crocifissi l'ha annullata perché poteva urtare la sensibilità di alcuni alunni islamici e sono rimasto allibito. È un eccesso di zelo pericoloso, dimostra pavidità e codardia, la premessa per guai maggiori».



La lotta all'Isis è avvenuta finora in ordine sparso.

«Va detto con onestà che molti Paesi che fanno parte della coalizione anti-Isis in realtà hanno finanziato e aiutato l'Isis. Penso a una parte dei Paesi sunniti del Golfo da cui sono arrivati finanziamenti per l'Isis magari in funzione anti-sciita o anti-Assad. All'Occidente manca una strategia contro l'Isis».



Senza un coinvolgimento maggiore degli Usa questa guerra non si vince?

«Gli Usa potevano permettersi finora anche un intervento “minimalista”. E non c'è dubbio che abbiano fatto la guerra all'Isis con una mano dietro la schiena, per non parlare dell'Arabia Saudita o della Turchia che ha il problema dei curdi e non dell'Isis. Ognuno ha fatto finta insomma di fare la guerra all'Isis ma in realtà ha stabilito una sua agenda e le sue priorità. Nel momento in cui in Siria è intervenuta la Russia le carte sono cambiate. L'intervento della Russia deve essere trasformato da noi in una opportunità non in un problema. La Russia può essere il garante di Assad e della sua exit-strategy».



L'intervento di terra?

«Oggi non ci sono le condizioni. Domani potrebbero anche esserci. Ma il vero problema è coinvolgere russi, americani e Paesi arabi. Questo è l'unico modo per togliere l'humus entro cui naviga l'Isis».



Qualcuno ha proposto di annullare il Giubileo.

«È esattamente quello che vogliono i terroristi. Farci perdere la nostra normalità. Ma tutti gli italiani debbono sapere che il nostro è un Paese a rischio e non solo per il Giubileo: dobbiamo perciò essere disponibili a limitare le nostre libertà personali accettando qualche piccolo fastidio. Non è un problema che riguarderà solo l'Italia ma tutti. La nostra sfera di libertà personale si è ampliata ora però dovremo fare i conti con un terrorismo che non guarda in faccia a nessuno. La realtà è questa».