Paraguay, le negano l'aborto e partorisce a 11 anni: la bimba era stata violentata dal patrigno

Paraguay, le negano l'aborto e partorisce a 11 anni: la bimba era stata violentata dal patrigno
di Federica Macagnone
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Venerdì 14 Agosto 2015, 12:10 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 18:54
Un destino terribile e un futuro da madre-bambina totalmente incerto. Aveva solo dieci anni quando è stata stuprata e messa incinta dal compagno della madre: adesso, a undici anni, ha messo al mondo un bebè di 3,5 chili con un parto cesareo che si è concluso senza problemi. Lo ha annunciato il dottor Mario Villalba, direttore della Croce Rossa di Asuncion, in Paraguay, dove la piccola ha dato alla luce la neonata all'ospedale Reina Sofia.



La storia della bambina che, dopo essere stata violentata, si era vista negare l'aborto, era stata rivelata nel maggio scorso dalla stampa locale, rilanciando il dibattito sul diritto ad abortire in Paraguay, dove la legge non consente l'interruzione della gravidanza se non in caso di pericolo per la vita della madre e del bambino e nelle prime 20 settimane di gestazione.



La madre della bambina, un anno prima, aveva denunciato le violenze sulla figlia ma la sua voce era rimasta inascoltata: quando si scoprì che era incinta chiese immediatamente che la piccola potesse abortire ma le venne negata la possibilità di sottoporre la figlia a un'interruzione di gravidanza. Non molto tempo dopo la donna finì in carcere per negligenza e per aver favorito la fuga del compagno, colpevole di aver stuprato la bimba. Una fuga durata appena tre mesi: l'uomo è stato arrestato nel maggio scorso, mentre la donna è stata rilasciata su cauzione e si trova agli arresti domiciliari. Adesso sarà lei a esercitare la patria potestà sia sulla figlia che sulla nipotina.



Amnesty International e altre associazioni avevano protestato contro la decisione di negare l'aborto, ritenendola una violazione dei diritti della bambina che, portando a termine la gravidanza, rischiava seri problemi di salute. In una lettera inviata al presidente del Paraguay, Horacio Cartes, Amnesty International aveva scritto che negarle l'aborto costituiva «una tortura, una grave violazione dei diritti umani e un reato in base alla legge internazionale». Nella missiva si faceva notare che la bambina, il cui peso all'inizio della gravidanza era di 34 chili, era andata più volte dal medico a partire da gennaio lamentando dolori al ventre, ma nessuno si era accorto del suo stato. La madre aveva denunciato l'anno scorso gli abusi contro la figlia, ma la Procura non aveva dato seguito al caso. Anche l'Alto commissariato Onu per i diritti umani aveva stigmatizzato il comportamento del Paraguay auspicando un «aborto terapeutico» per la piccola.



Gli appelli, però, non hanno avuto effetto: la piccola, a soli 11 anni, è stata costretta a partorire. Dal canto suo, la dottoressa che ha seguito la gravidanza aveva minimizzato i rischi per la bimba, sottolineando la frequenza con cui avvengono casi come questo: l'anno scorso nel Paese sono nati 684 bambini da madri con meno di 15 anni di età.