Francesco in Corea del Sud per 5 giorni. Per la prima volta un Papa sorvola la Cina. Pyongyang spara missili in mare

Papa Francesco all'arrivo a Seul
6 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Agosto 2014, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 09:54

Il Papa arrivato a Seul, in Corea del Sud, per una visita di cinque giorni, fino a luned 18. Francesco, dopo un volo di 11 ore, atterrato all'aeroporto Incheon alle 10.15 ora locale (le 3.15 in Italia), accolto dalla presidente Park Geun-Hye e salutato con tutti gli onori, comprese le salve di cannone. Sulla pista un picchetto della Guardia d'onore, alcune donne in abiti tipici e due bimbe che hanno offerto fiori.

La prima giornata di visita prevede incontri ufficiali con il presidente e le autorità e un incontro con i vescovi coreani. Dopo l'arrivo, il Papa ha raggiunto in macchina la nunziatura di Seul, dove alloggerà in questi giorni, e lì ha celebrato una messa privata. Alle 15.45 ora locale appuntamento alla Blue House, il Palazzo presidenziale della capitale coreana, per la cerimonia di benvenuto e una visita di cortesia al presidente Park, prima donna coreana a ricoprire questo ruolo, eletta nel dicembre 2012. Subito dopo l'incontro con le autorità. Alle 17 trasferimento nella sede della Conferenza episcopale coreana CBCK, per un incontro con i vescovi del Paese. Conclusione della giornata intorno alle 19. L'orario di Seul è di sette ore in avanti rispetto all'Italia.

La Corea del Nord spara razzi prima dell'arrivo del Papa. La Corea del Nord ha sparato stamattina tre razzi da 30 millimetri a corto raggio dalla costa orientale direttamente nel mar del Giappone, poco prima dell'arrivo di Papa Francesco in Corea del Sud. Lo ha annunciato il comando di Stato maggiore congiunto di Seul, specificando che il lancio è avvenuto intorno alle 9.30 del mattino (le 2.30 in Italia), circa un'ora prima che Francesco atterrasse a Seul. Quello di oggi è' l'ultimo di un'insolita lunga serie di lanci di razzi e missili effettuata da Pyongyang dall'inizio dell'anno.

Francesco sorvola la Cina e invia messaggio di pace a Pechino. Papa Francesco, sorvolando la Cina in volo verso Seul, ha indirizzato un telegramma al presidente cinese Xi Jinping, esprimendo «cordialità» sia al capo di Stato che al suo popolo, e invocando «la divina benedizione per la pace e il benessere della nazione». Il testo del telegramma è stato reso pubblico al momento del sorvolo del territorio cinese, quando in Italia era quasi l'una del mattino. Come è noto il Papa e il presidente cinese si erano scambiati messaggi augurali, per la reciproca elezione, avvenuta a un giorno di distanza - il Papa il 13 marzo 2013 e il presidente il 14 marzo - e Francesco ha anche detto in un'intervista di aver avuto altri contatti con il presidente cinese.

Nel 1989, quando Papa Wojtyla andò nella Repubblica di Corea, il governo di Pechino vietò il sorvolo all'aereo papale, che dovette fare la rotta artica.

Il Papa: mondo stanco della guerra. Incontrando le autorità nel Palazzo presidenziale, il Papa incoraggia «gli sforzi per riconciliazione e stabilità nella penisola coreana, unica strada per una pace duratura» e ricorda che la ricerca della pace da parte della Corea «influenza la stabilità dell'intera area e del mondo intero, stanco della guerra». Francesco ha affrontato il problema della divisione della Penisola e del popolo coreano in due Stati, al Nord e al Sud, che risale al 1953 e l'ha messa in rapporto con la pace dell'intera Asia e di tutto il mondo. «L'eredità nazionale della gente di Corea - ha osservato Papa Bergoglio - è stata messa alla prova nel corso degli anni da violenza, persecuzioni e guerra, ma i coreani non hanno perso speranza di giustizia pace e unità, e queste sono mete a beneficio non solo del popolo coreano, ma dell'intera regione e del mondo intero». Papa Bergoglio ha quindi chiesto impegno per «trasmettere ai giovani una eredità di pace» e ha osservato che «questo appello ha un significato del tutto speciale qui in Corea, una terra che ha sofferto lungamente a causa della mancanza di pace. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana e incoraggio tali sforzi, che sono l'unica strada sicura per una pace duratura. La ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell'intera area e del mondo intero, stanco di guerra».

«La diplomazia ha oggi di fronte una sfida - ha detto il Papa - operare per la giustizia, senza dimenticare le ingiustizie del passato, ma superandole con perdono, tolleranza e cooperazione. E raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del reciproco rispetto, della comprensione e della riconciliazione. La ricerca della pace è una sfida per tutti e in particolare per quanti hanno il compito di perseguire il bene della famiglia umana attraverso il paziente lavoro della diplomazia. Si tratta della perenne sfida di abbattere i muri della diffidenza e dell'odio promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà. La diplomazia infatti si basa sulla convinzione che la pace può essere raggiunta mediante il dialogo e l'ascolto attento e discreto, piuttosto che attraverso reciproche recriminazioni, critiche inutili e dimostrazioni di forza. La pace è anche opera di giustizia, e la giustizia non chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione. Essa esige la volontà di discernere e di raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del reciproco rispetto, della comprensione e della riconciliazione. Auspico che tutti noi possiamo dedicarci alla costruzione della pace, alla preghiera per la pace, rafforzando il nostro impegno per realizzarla. Spero che la democrazia coreana continuerà a rafforzarsi e che questa nazione dimostrerà di primeggiare anche in quella globalizzazione della solidarietà che è oggi particolarmente necessaria: quella solidarietà che ha come obiettivo lo sviluppo integrale di ogni membro della famiglia umana».

Stampa cinese: segnali di possibile distensione. Il Global Times, giornale cinese vicino alle posizioni del Partito, titola oggi: "L'approvazione da parte di Pechino del volo papale sui cieli cinesi, è visto come un possibile modo per migliorare le relazioni".

Nell'editoriale si ricorda che il riconoscimento che la Santa Sede dà a Taiwan e il diritto rivendicato da Pechino di nominare i propri vescovi, sono i due ostacoli alla normalizzazione delle relazioni tra Vaticano e Cina.

Nell'articolo si definisce «cortesia del governo cinese» l'autorizzazione al sorvolo, ricordando come Papa Bergoglio e il presidente cinese Xi Jinping si siano scambiati messaggi in occasione dell'inizio dei rispettivi mandati, avvenuti ad un giorno di distanza l'uno dall'altro.

Secondo l'editoriale, che intervista anche un esperto di questioni religiose cinesi, Wang Meixu, dell'Accademia cinese di scienze sociali, c'è lo spazio perchèéil Vaticano raggiunga un accordo con Pechino sulle nomine vescovili.

Resta la questione taiwanese, ma la figura di Bergoglio, proveniente da un Paese in via di sviluppo, secondo il giornale riscuote più simpatia dei suoi predecessori. Non a caso nel 1989, si ricorda, lo spazio aereo fu negato a Papa Giovanni Paolo II. Resta comunque il fatto che la Cina ha vietato qualsiasi pellegrinaggio in Corea del Sud ai cristiani, oltre a detenere alcuni vescovi fedeli a Roma e ad aver fatto abbattere oltre 230 crocifissi e alcune chiese nella provincia dello Zeijiang.

© RIPRODUZIONE RISERVATA