Nucleare, Kerry cauto su Ginevra. Obama aggiorna Netanyahu

Nucleare, Kerry cauto su Ginevra. Obama aggiorna Netanyahu
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Venerdì 8 Novembre 2013, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 08:42
I negoziati sul controverso programma nucleare iraniano hanno registrato una accelerazione significativa, con il segretario di Stato americano John Kerry che volato a sorpresa a Ginevra alimentando cos le speculazioni di varie fonti secondo cui i colloqui con Teheran starebbero per sfociare in uno storico accordo preliminare. Ma allo stesso tempo, mentre Israele esprime la sua totale contrarietà, il capo della diplomazia Usa ha esortato alla cautela, affermando che «per ora non c'è accordo», e rimangono «divergenze».



Le cose si muovono rapidamente, tanto che il presidente Obama ha chiamato al telefono l'alleato Benyamin Netanyahu e, ha reso noto la Casa Bianca, lo ha «aggiornato» sull'andamento dei negoziati, ma ha anche «sottolineato il suo forte impegno a impedire che l'Iran ottenga armi nucleari».



Resta però il fatto che a Ginevra sono arrivati anche i ministri degli esteri francese, Laurent Fabius, britannico, William Hague, e tedesco, Guido Westerwelle, oltre all'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton. Per avere il cosiddetto gruppo dei 5+1 al completo al massimo livello manca il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, che però ha fatto sapere che sarà lì domani, e il il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, che secondo la tv iraniana sarà a sua volta a Ginevra nelle prossime ore.



Frattanto Kerry, Ashron e il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, si sono incontrati a due riprese, fino a tarda sera e hanno infine interrotto per la notte i colloqui, che i portavoce hanno definito «buoni» oltre che «intensi». E anche «sul campo» le cose si muovono, con il direttore generale dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, che ha fatto sapere che sarà in visita a Teheran lunedì prossimo per riprendere i negoziati.



Diverse fonti riferiscono che al momento i Paesi del 5+1 e l'Iran stanno negoziando su una parziale sospensione di circa sei mesi di parte dell'attività nucleare iraniana, in modo da poter accelerare i negoziati per giungere a un accordo definitivo. Allo stesso tempo, ci potrebbe essere un parziale allentamento delle sanzioni sulle transazioni bancarie e petrolifere iraniane, o anche un parziale scongelamento di ingenti fondi iraniani depositati all'estero. Kerry è arrivato a Ginevra direttamente da Tel Aviv, dove il Netanyahu gli ha espresso tutta la sua opposizione a quanto sembra profilarsi al tavolo delle trattative. «Israele respinge totalmente» l'accordo, a cui, ha ammonito, «non è obbligato, e farà tutto ciò che è necessario per difendersi e per difendere la sicurezza del suo popolo». E la contrarietà all'accordo, ha detto ancora Netanyahu, «è condivisa da molti nella regione, che lo dicano pubblicamente o meno».



Con ogni probabilità il premier israeliano si riferisce quanto meno all'Arabia Saudita, che ha espresso a più riprese la sua opposizione al riavvicinamento tra Usa e Iran avviato dopo l'elezione del nuovo presidente iraniano moderato Hassan Rohani. Tanto che Kerry è andato di persona a Riad tre giorni fa proprio per rassicurare i leader sauditi e affermare che il regno rimane «un alleato molto, molto importante» degli Usa.



Ma le critiche si fanno sentire anche a Washington, dove esponenti al Congresso insistono nell'affermare che è troppo presto per pensare a qualsiasi allentamento delle sanzioni imposte all'Iran, proprio ora che cominciano a dare frutti.



Secondo fonti diplomatiche, la diffusa opposizione estera all'accordo potrebbe però essere utile alla leadership iraniana per superare l'opposizione interna, che a sua volta si fa sentire con manifestazioni e sermoni nelle moschee.



Al momento non c'è però nulla di concreto, almeno secondo quanto afferma la Casa Bianca per calmare gli animi: le critiche ad un eventuale accordo provvisorio sono «premature», ha affermato il portavoce Josh Earnest, perchè, al momento «non c'è un accordo».
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