No all'estradizione, Battisti già libero
Napolitano: lesa amicizia Italia-Brasile

Battisti subito dopo la liberazione (foto Roberto Jaime - Ansa)
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Giovedì 9 Giugno 2011, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 23:50
ROMA - Cesare Battisti libero. Sei dei nove giudici della Corte suprema brasiliana hanno infatti votato a favore della sua liberazione. L'ex terrorista si intende quindi non estradabile in Italia.



Cesare Battisti ha trascorso la sua prima notte di libertà all’Hotel Manhattan, nella zona centrale di Brasilia, accompagnato probabilmente dalla sua compagna brasiliana Joice Lima. Non si sa quando e se Battisti si trasferirà all’aeroporto della capitale per prendere un volo, si suppone, per Rio de Janeiro o per San Paolo, dove sono i suoi legali. Alla mezzanotte di ieri (le 5 di stamattina in Italia) l’ex terrorista rosso è uscito dal carcere della Papuda, dove era rinchiuso da oltre quattro anni, a bordo di un’utilitaria nera accompagnato dai suoi avvocati. E ha raggiunto un condominio vicino al penitenziario, il Solar Brasilia, ma probabilmente si è trattato di una mossa per far perdere le tracce, visto che era inseguito da una ridda di giornalisti e fotografi.



«La pronuncia con lui il Tribunale Supremo del Brasile ha confermato la precedente decisione del Presidente Luiz Inàcio Lula da Silva di negare l'estradizione di Cesare Battisti, assume un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti in materia tra l'Italia e il Brasile sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia - in difesa delle libertà e istituzioni democratiche - nella rigorosa osservanza delle regole dello Stato di diritto». Lo afferma una nota del Quirinale nella quale si legge che «il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, deplora la decisione, che contrasta con gli storici rapporti di consanguineità e amicizia tra i due paesi, e rinnova l'espressione della sua vicinanza e solidarietà ai famigliari delle vittime degli orrendi delitti commessi da Cesare Battisti. Egli - conclude il Quirinale - appoggia pienamente ogni passo che l'Italia vorrà compiere avvalendosi di tutte le istanze giurisdizionali cui compete assicurare il pieno rispetto delle convenzioni internazionali».



Silvio Berlusconi: rammarico ma non possiamo fare la guerra al Brasile. La decisione, scrive Palazzo Chigi, non tiene conto delle legittime aspettative di giustizia del popolo italiano ed in particolare dei familiari delle vittime di Battisti. L'Italia, pur rispettando la volontà del Tribunale Supremo Federale, continuerà la sua azione. «Cosa vogliamo, fare la guerra al Brasile? Ricorreremo al tribunale dell'Aja contro la decisione, noi siamo convinti delle nostre buone ragioni ed abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità nei confronti di uno Stato amico come il Brasile». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.



Rousseff: decisioni della Corte non si discutono. «Le decisioni del Supremo Tribunale Federale non si discutono: si accettano». È quanto ha detto oggi la presidente brasiliana Dilma Rousseff secondo un portavoce del palazzo presidenziale del Planalto.



«La valutazione del Tribunale Supremo brasiliano desta sorpresa perchè fondata su un presunto attacco al principio di sovranità del presidente di quello Stato, che decise di non procedere all'estradizione del terrorista Battisti perchè "l'estradando sarebbe stato esposto, in Italia, a grave pericolo per la sua incolumità personale"». Lo afferma in una nota, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a seguito della sentenza della Corte Suprema. «È esattamente questa, invece, - prosegue il Guardasigilli - una valutazione che prefigura un vero e proprio attacco al principio di sovranità dello Stato Italiano, poichè mette in dubbio la tenuta delle sue alte istituzione democratiche, punto di riferimento in Europa e oltre. Ed è proprio per lo Stato Italiano che Cesare Battisti è un assassino autore di efferati delitti e, di conseguenza, deve scontare una condanna adeguata rispetto a quanto commesso, per onorare la memoria delle vittime del terrorismo e nel rispetto dei loro familiari e dell'intero Paese. In quest'ottica, faremo tutto quanto in nostro potere per riportare Battisti in Italia».



Bersani: inaccettabile.
«È una cosa inaccettabile, che urta la nostra sensibilità e la nostra coscienza. Ma questa vicenda raffigura anche come siamo messi nel mondo». Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Dobbiamo dire che c’è anche il venir meno del nostro ruolo internazionale, che potremmo giocare molto meglio visto che siamo ancora uno dei primi 7-8 Paesi nel mondo. Mi pare che abbiamo ceduto parte del nostro ruolo». «Sottoscrivo le parole del presidente Napolitano - ha concluso Bersani - e confermo che siamo pronti ad appoggiare qualsiasi iniziativa possa avere uno sbocco utile».



La scarcerazione e il no alla sua estradizione sono stati decisi per 6 voti a 3: hanno votato a favore della liberazione i giudici Marco Aurelio Mello, Luis Fux, Carmen Lucia, Ricardo Lewandowski, Joquim Barbosa e Ayres Britto. Hanno votato contro il presidente del Supremo Tribunale Federale (Stf), Cezar Peluso, il giudice relatore Gilmar Mendes e la giudice Ellen Gracie. Il presidente Peluso, firmerà oggi stesso l'ordine di scarcerazione di Cesare Battisti, che potrà quindi essere liberato questa notte.



Respinto il ricorso italiano.
Prima di questa votazione, la Corte Suprema brasiliana aveva già respinto con 6 voti a 3 il ricorso dell'Italia contro la decisione dell'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva di negare l'estradizione a Battisti. La Corte aveva infatti stabilito che Roma non ha la legittimità di contestare la decisione sovrana di Lula.



Restava però ancora da stabilire se Lula, con la sua decisione dello scorso 31 dicembre (ultimo atto della sua presidenza prima di passare la mano a Dilma Rousseff), avesse rispettato o meno il Trattato di estradizione in vigore tra Italia e Brasile dal 1989. La riunione dei nove giudici, quindi, è proseguita in plenaria per esaminare il caso.



Il giudice relatore Gilmar Mendes ha parlato nella plenaria della Corte Suprema per oltre un'ora per convincere i colleghi ad affrontare la questione Battisti nell'ottica di stabilire se il presidente Lula avesse rispettato o meno il trattato di estradizione con l'Italia nella sua decisione dello scorso 31 dicembre. Alcuni giudici, infatti, sostenevano che, una volta respinto il ricorso dell'Italia, l'estradizione dovesse intendersi negata, rendendo automatica la scarcerazione dell'ex terrorista.



«Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, prende atto con profondo rammarico
della decisione con la quale, contraddicendo la sua stessa precedente pronuncia, il Supremo Tribunale Federale del Brasile ha oggi convalidato il diniego dell´estradizione in Italia di Cesare Battisti permettendone la scarcerazione», si legge in una nota della Farnesina in cui si preannuncia l'intenzione dell'Italia di «attivare immediatamente ogni ulteriore possibile meccanismo di tutela giurisdizionale presso le competenti Istituzioni multilaterali, e in particolare presso la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja. «Non posso non rilevare come la decisione odierna del massimo organo giudiziario brasiliano, oltre ad offendere il diritto alla giustizia per le vittime dei crimini di Battisti, appaia contraria agli obblighi sanciti dagli accordi internazionali che legano i due Paesi, peraltro accomunati da profondi e antichi legami di amicizia e consanguineita», aggiunge Frattini.



«Sono nel Supremo da vent'anni e non mi sono mai trovato davanti ad una situazione in cui l'esecutivo si pronuncia su una questione riguardante la politica estera che viene poi messa in discussione da un governo straniero» aveva assicurato il giudice Marco Aurelio Mello. La proposta di Mello di respingere, senza esaminarlo, il ricorso avanzato dall'Italia è stata poi votata dallo stesso giudice e dai colleghi Carmen Lucia Antunes, Joaquim Barbosa, Carlos Aires Britos, Ricardo Lewandovski, e Luiz Fux. Nell'invitare la Corte ad andare oltre e affrontare la situazione di «una persona che è in carcere da quattro anni», il giudice Barbosa ha sottolineato che «il caso è chiuso, non c'è niente in cui uno Stato straniero possa immischiarsi».



Il ministro Meloni: schiaffo all'Italia e alle famiglie delle vittime. «La decisione dei giudici supremi brasiliani così come quella dell'allora presidente Lula, è stata l'ennesima umiliazione inferta alle famiglie delle sue vittime»: così il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, commenta la decisione. Per il ministro «le motivazioni addotte per il rigetto del ricorso rappresentano uno schiaffo alle istituzioni italiane, un atto indegno di una nazione civile e democratica. Nonostante quanto avvenuto non smetteremo mai di pretendere che sia fatta giustizia per tutte le vittime della violenza politica, nè smetteremo di batterci fino a quando assassini ripuliti del calibro di Cesare Battisti non salderanno il loro conto con l'Italia».



Protesta bipartisan a Bruxelles. Protesta al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo da parte degli eurodeputati italiani hanno esposto cartelloni con la scritta «Battisti is a murderer» ovvero «Battisti è un assassino», accompagnati dalle foto di Pierluigi Torregiani e Antonio Santoro, due delle sue vittime, e da diversi interventi in Aula. Alla protesta hanno aderito politici italiani di tutti gli schieramenti.



Calderoli: boicottiamo i mondiali. Roberto Calderoli, contattato telefonicamente dall’ANSA, reagisce alla notizia della scarcerazione di Cesare Battisti: «Boicottimao i mondiali di calcio in Brasile. La decisione ci offende, è ingiusta ed assurda. Un modo per far comprendere la nostra indignazione può essere quello di boicottare i mondiali di calcio».



Fifa: valuteremo eventuali sanzioni. La Fifa non ha mai affrontato un caso di boicottaggio politico ai Mondiali, in era moderna, come quello che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha chiesto alla Nazionale italiana nei confronti della Coppa del mondo in Brasile, dopo il caso Battisti. Lo ha precisato il capo ufficio stampa della confederazione mondiale del calcio, Pekka Odriozola, aggiungendo che «nel caso ciò avvenisse, per eventuali sanzioni sarebbe l’esecutivo Fifa a dover in ultima istanza prendere una decisione».



Gigi Riva: boicottare? Se serve perchè no? «Non andare in Brasile? Mi sembrerebbe ingiusto». È d'istinto la prima reazione di Gigi Riva, capocannoniere di tutti i tempi in maglia azzurra e ora team manager della Nazionale, alla proposta di Calderoli di boicottare i Mondiali 2014 in Brasile in risposta al caso Battisti. «Ma queste sono situazioni che vanno oltre il calcio, se davvero servisse a dare un segnale, se fosse importante per il nostro Paese, perchè no?», aggiunge poi Riva, a sorpresa. «Il caso vale qualsiasi sacrificio - la considerazione finale - È un caso particolare, riguarda tutti: oggi ho visto in tv una delle vittime di quell'uomo, era in carrozzella, ha detto cose spaventose. Io non dico di boicottare, ma se davvero non andare fosse d'esempio, ripeto, perchè no?».



Sabbadin: ennesimo schiaffo. «Questo per noi è l’ennesimo. schiaffo. Sdegno, rammarico e vergogna soprattutto per noi familiari, ma penso anche per tutti gli italiani». Così, Adriano Sabbadin, figlio di Lino Sabbadin ucciso nel febbraio del ‘79 da un commando dei Pac (Proletari armati per il comunismo) di cui era leader Cesare Battisti.



Torregiani: un pugno nello stomaco. Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 da Cesare Battisti, ha detto «Sapere che è libero per me è un pugno nello stomaco. Certo, me l’aspettavo, ma un conto è pensarlo, un altro è vederlo con i propri occhi».



Santoro: la decisione è un arbitrio. Per Alessandro Santoro, figlio di Antonio, maresciallo capo dell'allora Corpo degli agenti di custodia, ucciso dai Pac a Udine il 6 giugno del 1978, la decisione del Brasile di non estradare Cesare Battisti è stata un arbitrio. «Un grande peso che si è aggiunto a questa vicenda che tocca i mieti familiari e altre persone».
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