Libia, no di Tobruk al nuovo governo: contrasti sulla lista dei ministri

Libia, no di Tobruk al nuovo governo: contrasti sulla lista dei ministri
di Cristiano Tinazzi
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Martedì 26 Gennaio 2016, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 18:47
TRIPOLI - Corsa contro il tempo nella Libia governata dal parlamento di Tobruk, in Cirenaica, per votare nei tempi dovuti (l'Onu aveva chiesto di farlo entro il 29 gennaio) la fiducia al governo di unità nazionale libico del premier designato Fayez al Serraj. La prima seduta, avvenuta ieri nella mattinata, non aveva dato esito positivo: il capogruppo di Azione libica, il deputato Khaled el Torgomane, aveva riferito infatti che il quorum non era stato raggiunto e che i lavori non si erano potuti iniziare. Nel corso del pomeriggio però, Khaled el Osta, altro deputato, citato dall'agenzia governativa libica Lana, ha dichiarato che i componenti del parlamento che avevano boicottato l'accordo sulla Libia in mattinata erano arrivati a Tobruk e che la fiducia al nuovo governo sarebbe stata all'ordine del giorno della riunione della Camera dei rappresentanti.

Il quorum necessario per dare l'avvio ai lavori era di 74 parlamentari. Nel pomeriggio quindi, con 97 voti su 104 presenti, altra votazione: fiducia al governo negata ma accordo politico approvato con riserva, con la richiesta di un esecutivo molto più snello rispetto a quello presentato e composto da ben 32 ministri. Il parlamento ha anche contestato uno specifico punto, ovvero quello dell'articolo 8 relativo al passaggio dei poteri militari dal generale Khalifa Haftar al premier Fayez al Sarraj.

LA RATIFICA DEGLI ACCORDI
La Camera ha poi chiesto la presentazione di una nuova lista dei ministri da sottoporre al voto di fiducia. Oggi ci sarà un'altra votazione, quella riferita alla modifica della “Dichiarazione costituzionale”, la Costituzione provvisoria che deve recepire elementi dell'accordo politico di dicembre. La ratifica degli accordi è fondamentale per dare l'avvio a un'eventuale intervento delle Nazioni Unite. «Stiamo seguendo molto da vicino quanto sta accadendo nel Parlamento libico e la missione Onu nel Paese è pronta a dare il sostegno necessario per fare sì che l'accordo sul governo di unità nazionale venga attuato», ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric, commentando gli ultimi sviluppi della situazione in Libia.

«Sappiamo che il Parlamento ha votato a favore dell'accordo con alcune condizioni», ha precisato Dujarric. In serata sono rientrati Ali al Qatrani e Omar al-Aswad, membri del consiglio presidenziale di Serraj che si erano autosospesi nei giorni scorsi (sempre per le mancate garanzie rispetto al futuro ruolo del generale Haftar nel governo). È stato lo stesso al Qatrani ad annunciare di essere ritornato sui suoi passi e di aver deciso, insieme ad al Aswad, di «rispettare la richiesta della Camera dei rappresentanti di tornare nel consiglio presidenziale».

TRADIMENTO
Alcuni osservatori sottolineano però come il ministro designato della Difesa, al Mahdi al Barghathi, sia avverso a Haftar. E non solo lui, visto che sul generale pendono le accuse del suo ex portavoce e un'inchiesta parlamentare sarebbe in corso, per reati che vanno dalla corruzione al tradimento. Il rientro dei due deputati dovrebbe bastare portare a far passare nel voto di oggi la ratifica degli accordi. Il parlamento di Tobruk è l'unico a poter ratificare l'accordo legalmente, visto che, a differenza di quello di Tripoli, è quello internazionalmente riconosciuto.
Se oggi prevarranno i sì, Serraj avrà via libera per chiedere un intervento Onu nel Paese. Dal 2013 la Libia ha perso oltre 68 miliardi di dollari di potenziali ricavi petroliferi a causa del conflitto tra fazioni rivali che ha portato l'industria energetica praticamente allo stallo e ha rovinato l'economia nazionale. La stima è della National Oil Corporation (Noc, la compagnia petrolifera libica) a seguito della chiusura o della distruzione di 75 tra oleodotti e porti in Libia. Nel 2016 la Libia, secondo alcuni analisti, avrà la più rapida contrazione economica al mondo.