Niger, frenata sulla missione italiana

Niger, frenata sulla missione italiana
di Valentina Errante
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Sabato 10 Marzo 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 00:01
I primi segnali da Niamey erano arrivati già all’indomani dell’approvazione alla Camera della missione italiana in Niger. «Il nostro governo - aveva riferito l’emittente Radio France i internationale - non era stato informato dell’arrivo dei militari italiani». Ma adesso, dopo che 40 soldati sono partiti in ricognizione e si prevedeva l’invio del primo contingente per giugno, la missione rischia di arenarsi. Perché questa volta è Mohamed Bazoum, ministro dell’Interno nigerino, a definire l’intervento italiano «inconcepibile», a ribadire che non ci sono stati contatti tra Roma e Niamey e, soprattutto, che la presenza di 400 militari sul territorio sarebbe «inconcepibile».

L’INTERVISTA
Intervistato da Rainews, il ministro dell’Interno nigerino non usa giri di parole: «È dai media che abbiamo appreso che il parlamento italiano stava discutendo sulla necessità di inviare forze che stazionassero sul territorio nigerino, non era qualcosa di cui avevamo parlato con le autorità italiane». Poi aggiunge: «Abbiamo già i militari francesi e americani sul nostro territorio. Siamo in un momento di valutazione e non siamo nello nelle stato d’animo di poter prendere oggi decisioni su relazioni di questo genere con altri partner, come l’Italia». Poi uno spiraglio: «Se dovessimo avere una relazione di tipo militare con l’Italia sarebbe nel quadro di una missione di esperti, che consenta di rafforzare le capacità nostro esercito e quindi non sarebbe qualcosa che si traduca in una presenza fisica di militari italiani con una vocazione di tipo operativo, difficile che possiamo esprimere un bisogno di soldati italiani nell’ordine di 400. Inconcepibile».

LO STALLO
Per il governo l’intervista non rappresenta la posizione ufficiale del governo nigerino. E alla vigilia dell’approvazione della missione, il ministro degli Esteri Angelino Alfano era stato chiaro. I militari sarebbero partiti solo su una richiesta di Niamey. «Il dispiegarsi della missione - aveva detto Alfano - non può non avvenire su richiesta delle autorità nigerine e su base di consenso». E adesso sembra proprio che il consenso del Niger non ci sia. 
La missione riguarda anche Mauritania, Nigeria e Benin, prevede un impiego progressivo di forze da 120 unità nel primo semestre del 2018, a un massimo di 470 entro la fine dell’anno. Oltre ad addestratori e a un team sanitario, l’Italia prevede di intervenire a fianco di Francia e Usa per potenziare il controllo delle frontiere. Il rischio, secondo alcuni analisti, è che nell’area di influenza francese, dove è fortissima la presenza dei jihadisti, i nostri militari siano esposti a pesanti rischi.
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