De Blasio, Gail Collins: dopo Koch, Giuliani e Bloomberg New York era stanca di tagli allo stato sociale

Bill De Blasio
di Anna Guaita
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Mercoledì 6 Novembre 2013, 20:25 - Ultimo aggiornamento: 20:37
NEW YORK – Dei risultati elettorali di marted sera, i due pi interessanti sono l’elezione di Bill De Blasio alla guida di New York e la conferma del governatore Chris Christie nel New Jersey. Il Messaggero ne ha parlato con Gail Collins, nota opinionista politica del New York Times.



Si aspettava il successo di De Blasio?

Beh, i sondaggi lo prevedevano e sono stati rispettati. Ma se la città si è riversata così massicciamente fra le sue braccia si deve anche a una stanchezza nei confronti dei sindaci precedenti. Abbiamo avuto una di fila all’altro tre sindaci - Koch, Giuliani e Bloomberg - impegnati nel tagliare le spese, le tasse e lo stato sociale. Con De Blasio andiamo nel senso opposto. Non vuol dire che New York sia diventata più o meno liberal, ma vuol dire che pensiamo che siano stati compiuti abbastanza tagli, ed è ora di ripensare alle politiche sociali.



Con una simile maggioranza, sarà facile per De Blasio passare le riforme che ha promesso in campagna elettorale?

Governare New York è difficile quasi quanto governare Washington. De Blasio troverà ostacoli grandi sul suo cammino, come li ha trovati Barack Obama. Ci sono interessi contrastanti, forti e profondi che gli metteranno i bastoni fra le ruote. Ma se dovesse riuscire a condurre un negoziato sereno con i sindacati cittadini sulla riduzione delle pensioni, allora avrà poi le carte in regola per chiedere concessioni sul fronte dei programmi sociali, ad esempio l’aggiunta di una tassa per l’ampliamento degli asili nido gratuiti.



E invece Christie nel New Jersey, anche lui vittorioso con grande margine. E’ il primo passo verso una candidatura presidenziale?

Non dimentichiamo che prima Christie dovrebbe conquistare la nomination del partito. E quella farà fatica a ottenerla.



Per le resistenze del Tea Party?

Certo. Christie è troppo moderato per piacere all’ala destra del partito. Ma se i repubblicani fossero stanchi di perdere sempre la Casa Bianca, allora non è impossibile immaginare una sua candidatura. Farei un parallelo con il partito democratico negli anni Ottanta: a forza di scegliere candidati di sinistra, perdeva sempre il voto nazionale. La base era contenta, gli elettori moderati del Paese no. Fino a che il partito non fu stanco di perdere e scelse Bill Clinton, un moderato del sud, che piacque ai moderati e si prese la Casa Bianca, per ben due volte. Se i repubblicani decidessero di seguire quell’esempio e scegliessero un candidato moderato – un Christie appunto – allora una loro vittoria presidenziale diventerebbe verosimile.