A favorire il viaggio, ha spiegato ieri il ministero, anche «la caduta di governi populisti di sinistra» e la formazione di esecutivi più aperti ad Israele. Accompagnato da decine di uomini d'affari, Netanyahu vedrà in quattro giorni il presidente argentino Mauricio Macri, il paraguayano Horacio Cartes (che si recherà a Buenos Aires), il colombiano Juan Manuel Santos ed il messicano Enrique Pena Nieto. Con loro firmerà accordi di cooperazione nei campi della tecnologia, dell'agricoltura e delle comunicazioni. «In America Latina - ha detto un funzionario israeliano - c'è una vera sete per le nostre innovazioni». Ed è appunto questo uno dei fattori su cui Netanyahu intende far leva per accrescere la presenza israeliana nel mondo. «Noi sviluppiamo la nostra potenza economica e tecnologica - ha spiegato - cosa che ci consente di sviluppare anche quella militare e di intelligence. La combinazione di questi fattori viene al servizio delle nostre attività diplomatiche».
In America Latina Netanyahu prevedibilmente insisterà sul pericolo per la stabilità mondiale rappresentato dall'Iran. Non a caso a Buenos Aires visiterà i luoghi dove negli anni Novanta ebbero luogo gravi attentati terroristici attribuiti ad emissari iraniani: quello all'ambasciata di Israele e quello al palazzo della organizzazione ebraica Amia. Da questa visita resta fuori il Brasile. Due anni fa ci fu gelo quando le autorità brasiliane si rifiutarono di concedere le credenziali al nuovo ambasciatore di Israele, perché era stato un dirigente del movimento dei coloni. «Ma l'incidente è ora chiuso», assicurano a Gerusalemme.
Come sembrano essere superati anche i dissensi scaturiti mesi fa per un commento di Netanyahu sulla grande barriera progettata da Donald Trump che a Città del Messico fu ritenuto particolarmente infelice.
© RIPRODUZIONE RISERVATA