Murdoch, tweet sui musulmani: «Responsabili degli attacchi». E in Rete scoppia il caso

Murdoch, tweet sui musulmani: «Responsabili degli attacchi». E in Rete scoppia il caso
di Federica Macagnone
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Sabato 10 Gennaio 2015, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 22:15
Pioggia di critiche per il magnate dell'informazione australiano Rupert Murdoch. A scatenare la rabbia della rete è stato un tweet delle prime ore di sabato in cui il boss di News Corp, sulla scia degli attentati parigini, sottolinea come i musulmani debbano essere ritenuti responsabili di quanto è accaduto: «Forse la maggior parte dei musulmani sono pacifici, ma fino a quando non riconoscono e distruggono il crescente cancro jihadista, loro sono ritenuti i responsabili».



Il tweet di Murdoch in poche ore è stato ritwittato oltre 2mila volte ed è rientrato nell'elenco dei preferiti di più di mille persone. Ma le parole dell'australiano hanno fatto arrabbiare musulmani, e non solo, che hanno reputato il tweet una generalizzazione da quattro soldi. In molti, in particolare, hanno sottolineato che non si può associare una religione che conta oltre 1,6 miliardi di seguaci nel mondo a un atto riconducibile alla responsabilità di pochi estremisti. Altri commenti furiosi hanno ricordato che tra le vittime dei terroristi ci fosse anche un musulmano.



Molti hanno deriso il magnate suggerendo l'Australia come responsabile per i commenti di Murdoch. «Io dovrei essere ritenuto responsabile delle farneticazioni di un magnate dei media ottuagenario perché siamo entrambi caucasici?» ha commentato ironicamente un utente. «Dovresti vergognarti» è stato il commento in un tweet.



Dopo la valanga di polemiche che aveva scatenato il suo tweet, il magnate 83enne, in un post successivo, quasi per difendersi, ha scritto che «un grande pericolo jihadista si profila dappertutto, dalle Filippine all'Africa, all'Europa. La correttezza politica favorisce il diniego e l'ipocrisia».



Il mese scorso, Murdoch era stato ferocemente criticato per un tweet in cui si congratulava pubblicamente con uno dei suoi giornali, l’Australian Daily Telegraph, per la tempestività della cronaca dei “fatti sanguinosi” di Sydney.