Migranti, Minniti scrive a Frontex: l’Europa apra i suoi porti

Migranti, Minniti scrive a Frontex: l’Europa apra i suoi porti
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 5 Luglio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 14:12

Dall’azione all’immediata reazione: l’Italia al limite del collasso per i troppi migranti arrivati sulle nostre coste, interviene su più fronti per tentare di costringere l’Europa a un accordo, per cercare aiuti che non siano soltanto economici. E così, dopo che la Francia e la Spagna hanno ribadito di voler tenere blindati i loro porti, ieri dal direttore del Dipartimento dell’Immigrazione e della polizia di frontiera del Dipartimento di pubblica sicurezza, Giovanni Pinto, è partita una lettera indirizzata al direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, con la richiesta di «un incontro urgente». Obiettivo: rivedere la missione Triton nel Mediterraneo, che finora prevede che i migranti soccorsi in mare vengano trasferiti soltanto verso i porti italiani.

I SOCCORSI
L’Italia, dunque, non recede rispetto all’idea che altri Paesi europei si facciano carico dei soccorsi, così come era già stato richiesto la scorsa settimana dal responsabile del Viminale, Marco Minniti. Nella lettera, infatti, si fa riferimento all’«enorme pressione migratoria» sopportata nelle ultime due settimane, con 14.240 persone sbarcate sulle coste italiane, nonché all’incontro di Parigi tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia e Germania. Il prefetto sottolinea che nell’incontro gli «piacerebbe stabilire le basi per una revisione del Piano operativo Triton 2017, in modo da ottenere un più ampio coinvolgimento degli Stati membri nella gestione dei salvataggi dei migranti e una più sostenibile condivisione del peso».

All’operazione Triton, lanciata da Frontex nel novembre del 2014, prendono parte 26 Paesi che forniscono 350 esperti, 11 navi e 5 aerei. Gli ufficiali europei forniscono anche assistenza alle autorità italiane nella registrazione dei migranti che sbarcano. Tutti i mezzi della missione - battenti bandiere dei diversi Paesi partecipanti - operano sotto il comando di Roma, che indirizza le persone soccorse (48mila nel 2016) verso i porti italiani. È proprio questo il meccanismo che l’Italia vuole scardinare, ottenendo che anche altri Stati si facciano carico di accogliere i migranti salvati nel Mediterraneo. Una sfida difficile, visto che già da alcune capitali è arrivato un rifiuto. Ma il Viminale insiste: con l’attuale ritmo degli sbarchi la situazione non si regge, considerando che le partenze della Libia non si arresteranno e dunque - come dirà oggi Minniti nella sua informativa alle Camere - l’Europa non potrà continuare a lasciare sola l’Italia.

LE NUOVE SEDI
Dall’altra parte, però, proprio per evitare che gli Stati membri ci contestino la non attuazione del piano di intervento avviato all’inizio dell’anno, il ministro riferirà in aula che sono stati accelerati i tempi per l’apertura degli altri hotspot e dei Centri per ospitare i migranti economici prima del rimpatrio, gli ex Cie ora Cpr. In questi giorni il Viminale invierà alle Regioni una prima lista di sedi, almeno una dozzina. I centri post sbarco chiesti dall’Ue, invece, vedranno un raddoppio con Palermo, Siracusa, Cagliari, Corigliano, Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia, mentre rimarranno attivi quelli di Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto, per un totale di 1600 posti.

IL VERTICE
Cosa realmente l’Italia riuscirà a ottenere durante il vertice di Tallin non è ancora chiaro. Sarà un lavoro tutto in salita. Di certo, però, Minniti si presenta con un sostengo forte da parte della Commissione Ue, che ha accolto praticamente tutte le istanze avanzate dal nostro paese. «C’è un documento ufficiale - dichiara - per la prima volta c’è una precisa posizione presa dall’Europa. E noi siamo pronti a rispondere alle richieste che ci sono state avanzate».

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