«Fermare gli sbarchi», la Libia alza il prezzo: si tratta con le tribù

«Fermare gli sbarchi», la Libia alza il prezzo: si tratta con le tribù
di Valentina Errante
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Mercoledì 13 Giugno 2018, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 09:10


ROMA La linea, attualmente è quella attendista. Bruxelles, in un rincorrersi di voci e ipotesi, media e prova a stemperare i toni. Ma le parole del commissario all'immigrazione Dimitrij Avramopoulos, che da sempre spinge per la condivisione del problema immigrazione, non bastano. L'Italia va avanti nel braccio di ferro: «Non vogliamo soldi - replica all'offerta e alla solidarietà il ministro dell'Interno Matteo Salvini - ci interessa un aiuto concreto sulle migliaia di ricollocamenti che sono solo sulla carta e non sono effettivi». E aggiunge: «L'obiettivo deve essere quello di ridurre le partenze e avere il nord del continente africano come paese di accoglienza e di selezione fra rifugiati veri e rifugiati finti». La partita in Europa si giocherà il prossimo 28 giugno, quando è previsto il consiglio, ma intanto il ministro gioca la sua e tenta di riprendere le trattative con la Libia per rinnovare gli accordi del suo predecessore Marco Minniti che, in sei mesi, avevano portato a una diminuzione delle partenze del 78 per cento. Le trattative sono aperte con tutti e l'Italia è disposta a concedere di più.

LA LIBIA
Nelle ultime 24 ore la macchina si è rimessa in moto. Dopo l'incontro di lunedì sera, al quale hanno preso parte anche i vertici dei servizi segreti, l'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Perrone ha già incontrato il ministro degli Esteri del governo di solidarietà, Mohammed Siyala. È lo stesso diplomatico a diffondere la notizia su twitter con una strategia che sembra chiara: è importante dare segnali di continuità, dal momento che con l'uscita di scena del governo Gentiloni le partenze sono improvvisamente cresciute e l'incontro di fine maggio a Parigi, organizzato da Macron, che ha visto insieme Sarraj e Haftar, avrebbe destabilizzato ancora di più la situazione, per l'esclusione di alcuni capi tribù. La linea la dà l'intelligence: bisogna trattare, con tutti. In Cirenaica, a Tripoli, con i sindaci e con le milizie. Assicurare aiuti, investimenti e fondi. Soltanto così è possibile fermare il flusso. La posta intanto si è alzata, ma Salvini non si scoraggia, è pronto a concedere anche più di quanto non abbia fatto Minniti. «Andrò in Libia e gli chiederò cosa gli serve», ha detto ai microfoni de la7, annunciando un incontro entro la fine del mese. Perrone, che dopo le elezioni, ma di sua iniziativa, aveva già incontrato Sarraj adesso èha un mandato e pubblicamente, dopo l'incontro con il ministro degli Esteri di tripoli, parla del «comune desiderio di rilanciare la cooperazione bilaterale a tutti i livelli in diversi campi tra cui commercio e investimenti, cultura, lotta ai traffici» illeciti, aggiunge il messaggio in inglese.
Ma c'è anche il fronte Tunisia: «Dalla Tunisia voglio sapere come mia esporta tanti migranti - aggiunge - visto che non c'è guerra in quel paese».è d'accordo. E anche lì, Salvini, dovrebbe volare a breve, dopo il piccolo incidente diplomatico, avvenuto all'indomani del giuramento dei ministri.

IL CONSIGLIO
Lo scenario che si aprirà in Europa il prossimo 28 giugno è ignoto. La linea dura, secondo il Viminale, dovrebbe portare a risultati concreti, ma il rischio è quello che l'Italia si trovi isolata, dopo avere rotto il fronte comune con Francia e Germania ed essersi schierata dalla parte di Visegrad, al vertice di fine isolata. E alla fine, mentre chiediamo il rispetto delle quote dei ricollocamenti, paradossalmente, potrebbe prevalere il fronte oltranzista dei paesi dell'Est, Austria inclusa, e interrompersi la politica, per quanto debole, della solidarietà.

 

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