Migranti, dall'Italia ultimatum all'Ue. L'altolà di Macron

Migranti, dall'Italia ultimatum all'Ue. L'altolà di Macron
di Marco Conti
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Venerdì 30 Giugno 2017, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 17:42

Complimenti, pacche sulle spalle e anche qualche promessa, ma sul problema dei migranti al summit di Berlino l'Italia non incassa granché e avvisa la Ue che se entro mercoledì non ci sono novità concrete si passa al blocco dei porti. La riunione di ieri voluta da Angela Merkel serviva per preparare il G20 di Amburgo. Alla Cancelliera interessa la faccenda del clima per continuare a tenere sotto scacco Trump, ma la questione degli sbarchi non poteva non entrare in agenda anche perché intorno al tavolo c'erano sei capi di stato e di governo dei principali paesi europei, tra cui il francese Macron, e i vertici comunitari Juncker e Tusk.

L'EPOCA
Poco prima dell'avvio del vertice Paolo Gentiloni ha riunito in un capannello Angela Merkel, Emmanuel Macron, Theresa May, Mark Rutte e Donald Tusk per un chiarimento sulla situazione degli sbarchi. «Signori, se non ci aiutate sui migranti vincono i populisti» ha avvertito. Della possibilità di chiusura dei porti alle navi delle ong non italiane non si è parlato ma il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha spiegato che «i numeri crescenti di arrivi «alla lunga potrebbero mettere a dura prova il nostro sistema di accoglienza». E ai presenti ha ricordato che «abbiamo internazionalizzato le operazioni di salvataggio ma l'accoglienza resta di un Paese solo», ovvero l'Italia. Se c'è una «disponibilità europea» a trovare altre soluzioni, come sostenuto da Gentiloni al termine del summit, lo si vedrà presto al vertice di mercoledì a Tallin tra i ministri degli Interni e al quale parteciperà anche Marco Minniti. Il responsabile del Viminale considera «consumato il tempo delle parole» su un «tema epocale su cui si gioca il destino della democrazia».

Solo alla sua democrazia pensa però il presidente francese Macron che poco prima di volare a Berlino ci aveva respinto al confine di Ventimiglia un centinaio di migranti che più o meno rocambolescamente erano riusciti a passare dalla parte francese. E così il Macron che accetta di occuparsi di migranti solo se hanno già sul documento il bollino diritto d'asilo si pone nella scia dei suoi predecessori. Sia di Hollande che ha impiegato un paio d'anni prima di comprendere che il problema non era solo italiano. Sia di Sarkozy che ancor prima mandò i mirage sul cielo di Tripoli per cacciare Gheddafi senza preoccuparsi del dopo ma solo della sua personalissima percentuale di gradimento mai risollevatasi.

IL COMPITO
«Dobbiamo compiere ogni sforzo per aiutare Italia e Grecia, che sono eroiche nell'accoglienza dei rifugiati», ha sostenuto Jean Claude Juncker mentre Donald Tusk ha promesso che negli impegni finali del G20 si parlerà di «sanzioni europee» per i trafficanti di essere umani. «La situazione dell'Italia ci sta a cuore», ha invece detto Angela Merkel che, da presidente del G20 ha assicurato l'impegno della Germania.

Fatto sta che il piano europeo dei ricollocamenti non parte e a carico dell'Italia resta il compito del riconoscimento perché l'accordo di Dublino del 2003 - «firmato dal governo Berlusconi con Maroni ministro dell'Interno», ricorda Renzi - prevede che tutto ciò spetta al paese di prima accoglienza. Il progetto per un'agenzia europea per l'asilo fa passi avanti con l'accordo tra Consiglio e Parlamento Europeo, ma i tempi sono ancora lunghi e difficilmente verrà alla luce nel corso dell'attuale presidenza estone dell'Unione. Ciò che Bruxelles non intende lesinare sono gli stanziamenti che potrebbero aumentare, ma per l'Italia non è una questione di soldi ma di sicurezza nazionale e di ordine pubblico visto che il governo fatica a convincere i comuni ad accogliere altri migranti.

E' per questo che promettere di chiudere i porti italiani alle ong che non battono bandiera italiana potrebbe diventare presto realtà e il governo è pronto ad attuare la misura «senza violare le regole», come sostiene il prudente Gentiloni che però sulla questione deve vedersela con il ministro dell'Interno che non sembra condividere gli timori del premier e vorrebbe il blocco da subito.