Una carneficina. Un massacro dalle dimensioni terrificanti. Centinaia di corpi ammassati senza vita lungo la strada che porta alla città santa per i musulmani.
Un bilancio che peggiora di ora in ora: 717 pellegrini rimasti uccisi e più di 863 feriti per la calca che si è formata a Mina, a 5 chilometri dalla Mecca, nel primo giorno di Eid al-Adha, la Festa del Sacrificio. Sul luogo della tragedia sono arrivate oltre 200 ambulanze e 4 mila volontari.
Si tratta del più grave incidente degli ultimi 25 anni.
L'incidente di oggi è avvenuto nel primo giorno della ricorrenza musulmana dell'Eid al Adha, la Festa del Sacrificio. E proprio durante le preghiere del mattino per questa festività altro sangue è stato versato in una moschea di Sanaa, la capitale dello Yemen, dove un attentato ha ucciso almeno 25 fedeli e ne ha feriti decine. La moschea presa di mira è quella di Al Bolayli, gestita dai ribelli sciiti Houthi che da un anno controllano la capitale. Alcuni testimoni hanno parlato di due attentatori suicidi. Altri hanno detto che le due esplosioni sono state provocate da un solo kamikaze. L'attacco è stato rivendicato su Twitter - come altri analoghi contro le moschee negli ultimi mesi - da una sedicente branca dell'Isis in Yemen.
Sensi unici pedonali. L'incidente durante il pellegrinaggio in Arabia Saudita è avvenuto a Mina, una località a cinque chilometri dalla Mecca dove i partecipanti all'Hajj prendevano parte a uno dei rituali centrali dell'evento, la lapidazione del diavolo, lanciando sassi contro tre muri di pietra. A Mina sono anche allestite tendopoli per ospitare 160.000 pellegrini. E secondo media locali la ressa si sarebbe formata lontano dai tre muri di pietra, su una delle arterie che collegano i vari raggruppamenti di tende, quella chiamata “Strada 204”. Le cause non sono ancora chiare. Il portavoce del ministero dell'Interno di Riad, Mansur al Turki, ha detto che un'inchiesta è stata aperta e che le prime ipotesi indicano come possibili cause il sovraffollamento e il fatto che una parte dei pellegrini non ha rispettato i sensi unici pedonali. Ma le autorità dell'Iran, Paese sciita rivale dell'Arabia saudita sunnita in diversi conflitti nella regione (dalla Siria, all'Iraq, allo Yemen), hanno puntato il dito contro i responsabili sauditi. Said Ohadi, capo dell'agenzia iraniana che gestisce i pellegrinaggi dei suoi connazionali, ha fatto sapere che gli iraniani rimasti uccisi sono 41 e i feriti 60 e ha affermato che i sauditi hanno commesso «errori nel campo della sicurezza». Dal canto suo l'Arabia Saudita ha mobilitato oltre 100.000 agenti di polizia in occasione del pellegrinaggio. Lungo il percorso dei fedeli, il personale militare, assistito dai volontari, si occupa anche della distribuzione di acqua e cibo. Ma oggi qualcosa non ha funzionato e quei teli bianchi che avvolgono i pellegrini arrivati da tutto il mondo si sono tinti di rosso. Rosso sangue.