Marò, l'ambasciatore Ue: «Pena di morte inaccettabile, governo indiano non l'applicherà»

I due marò (Foto LaPresse)
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Martedì 28 Gennaio 2014, 14:11 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 19:15

NEW DELHI - I mar hanno sparato in acqua e nessuna delle persone a bordo del peschereccio caduta secondo un'intervista di circa un anno fa dell'ex comandante in seconda della petroliera Enrica Lexie, Carlo Noviello, rievocata oggi da Massimiliano Latorre. Parlando con giornalisti nella residenza dell'ambasciatore d'Italia a New Delhi, il marò ha invitato, per avere un quadro più chiaro sulla loro complicata vicenda, «a riascoltare l'intervista al comandante in seconda della petroliera Enrica Lexie Noviello».

Le dichiarazioni sono disponibili su YouTube e riguardano il giallo del peschereccio St Antony dove sono stati uccisi da colpi di proiettili i due pescatori il 15 febbraio 2012. Sentito dall'ANSA lo scorso agosto quando fu interrogato dalla polizia Nia a Kochi, Noviello aveva detto di «essere sicurissimo» che l'imbarcazione che aveva visto dal ponte della nave non fosse il peschereccio St.Antony. Del peschereccio «non corrispondono i colori rispetto a una foto mostratami dal Dipartimento indiano della Marina mercantile», aveva spiegato, aggiungendo «di non aver notato nessuna persona morta o ferita a bordo» della barca, quando è fuggita dopo l'incidente.

Secondo le conclusioni della polizia del Kerala che hanno portato all'arresto dei due militari pugliesi, il particolare è contraddetto dai risultati della perizia balistica.

I parlamentari in visita. I presidenti delle commissioni esteri e difesa del senato, Pierferdinando Casini e Elio Vito, hanno telefonato da New Delhi al premier Enrico Letta per informarlo sull'esito della missione di parlamentari in India. «Abbiamo chiesto al premier - ha detto all'Ansa Casini - di sollevare la questione dei marò anche al vertice Ue di domani e lui ci ha assicurato che lo farà».

La vicenda dei marò, aggiunge, «non è chiara, ma dobbiamo aspettare che i due ragazzi siano sul territorio nazionale: solo allora, potremo aprire il capitolo delle responsabilità, bisognerà capire cosa non ha funzionato, chi è responsabile, perchè questa vicenda non doveva andare in questo modo». «Lo si farà con una commissione d'inchiesta, lo si farà coi metodi che il Parlamento deciderà, ma solo dopo, non prima: non possiamo compromettere il buon esito della vicenda per i due ragazzi», ha concluso.

L'ambasciatore Ue. «La pena di morte è inaccettabile» e «il governo indiano si è impegnato ufficialmente a non applicarla» al caso dei marò arrestati due anni fa in India per l'uccisione di due pescatori. Lo ha detto l'ambasciatore dell'Unione Europea a New Delhi, Joao Cravinho, a un settimanale indiano. Il diplomatico, che ieri insieme ai suoi colleghi ha incontrato la delegazione bicamerale in missione a New Delhi, ha ricordato che in Europa non vige la pena capitale neppure nel caso di terrorismo e che l'India ha promesso di non applicarla quando ha ottenuto l'estradizione dal Portogallo del militante Abu Salem, ricercato per gli attacchi a Mumbai del 1993. In un articolo intitolato 'Italian tanglè (Pasticcio italiano), The Week sottolinea che esistono dei patti di cooperazione in materia di anti terrorismo, pirateria marittima e sicurezza informatica. «Proprio nei giorni in cui il ministero degli Interni autorizzava la polizia Nia a usare la legge antiterrorismo Sua Act per accusare i due militari italiani - scrive - la nave francese FS Siroco, che opera sotto la bandiera della Forza navale europea (Eu Navfor) catturava una barca di pirati somali salvando l'equipaggio composto da 11 marinai indiani».

L'ambasciatore Mancini. L'India «è un paese difficile ma che merita la considerazione dell'Italia»: lo ha detto l'ambasciatore d'Italia Daniele Mancini congedandosi dalla delegazione parlamentare. «Ci auguriamo che Italia e India - ha aggiunto - possano tornare a collaborare, soprattutto a livello internazionale come due anni fa».

I parenti dei marò. «Sicuramente sono stanchi e provati, però resistono da militari e da uomini di tempra molto forte». Lo ha detto Paola Moschetti, compagna di Massimiliano Latorre, il fuciliere tarantino della Brigata marina San Marco, trattenuto in India da quasi due anni con il commilitone barese Salvatore Girone, parlando della situazione psico-fisica dei due militari.Sull'eventualità dell'applicazione della pena di morte, Paola Moschetti dice di non sapersi esprimere: «Non ci sono certezze su questo - spiega - vedremo come si presenterà la situazione. Certamente ci auguriamo prevalgano la giustizia e il buon senso».

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