«Maradona ucciso da incoscienti», la denuncia dell'ex medico che scuote l'Argentina

«Maradona ucciso da incoscienti», la denuncia dell'ex medico che scuote l'Argentina
di Bruno Majorano
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Venerdì 4 Dicembre 2020, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 15:45

«La morte di Maradona è figlia di negligenza, incoscienza e inesperienza», l'ultimo grido di accusa è quello lanciato da Alfredo Cahe, lo storico medico di Diego. Negli anni, Cahe è stato vicino a Maradona soprattutto durante i suoi momenti peggiori, in particolare suggerendogli la riabilitazione contro le varie dipendenze a Cuba. Ora che Diego è morto, però Cahe ha iniziato a interrogarsi circa le circostanze che hanno portato al decesso e sulle condizioni degli ultimi giorni di vita del suo amico e pazienze nella casa di Tigre dove era stato trasferito dopo l'intervento per un ematoma subdurale. A proposito delle dimissioni, infatti, Cahe è stato particolarmente duro. «Maradona non era nelle condizioni per essere dimesso dalla clinica e andava tenuto maggiormente sotto controllo». 

L'ex medico di Diego lo ha aggiunto «Avevo bisogno di un controllo costante e continuo dopo l'operazione. Anche quando era ricoverato in clinica non ho visto un monitoraggio totale e ho anche dei dubbi circa le cure e il controllo clinico costante», ha detto a Radio Rivadavia. Parole che hanno fatto tornare alla memoria le primissime dichiarazioni di Alfredo Cahe subito dopo le dimissioni di Maradona a metà novembre. La pensava diversamente dall'altro medico che seguiva Diego, Leopoldo Luque, e già all'indomani dal rientro a casa di Maradona non gliele mandò a dire «Una follia, doveva restare ricoverato». Cahe aveva già parlato ore dopo la morte di Diego. «Non era adeguatamente curato. Sarebbe dovuto rimanere in ospedale, non in una casa che non era stata adeguatamente allestita. In tanti anni che lo conoscevo ha avuto alti e bassi, ma è morto davvero in modo insolito». Proprio sulla casa di Tigre, nei giorni scorsi sono state sollevate diverse polemiche, alimentate dalle immagini dell'interno dell'appartamento sembrato un luogo tutt'altro che accogliente per una persona che versava nelle condizioni di salute così malandate come quelle degli ultimi giorni di Maradona nonché dall'ultimo messaggio inviato da Diego al suo amico giornalista Luis Ventura. «Mi vogliono morto». 

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Nuovi sviluppi anche nel quadro delle indagini circa la morte del campione argentino. Una volta completati gli studi tossicologici sul sangue e le urine di Diego Armando Maradona e analizzata la documentazione sequestrata al neurochirurgo Leopoldo Luque e alla psichiatra Agustina Cosachov, la squadra speciale di procuratori che indaga sulle circostanze che hanno portato alla morte dell'argentino ha intenzione di convocare una commissione medica per determinare se Maradona ha ricevuto adeguata attenzione per il suo stato di salute. Secondo quanto riportato dal quotidiano argentino La Nacion. «Il passo logico - hanno spiegato i portavoce - dopo aver conosciuto i risultati degli studi tossicologici e raccolto tutte le prove, come le cartelle cliniche sequestrate, sarebbe quello di convocare una commissione medica per analizzare la situazione e determinare se Maradona ha ricevuto cure sanitarie adeguate.

Verranno convocati esperti di ciascuna delle parti». Nove giorni prima della morte di Maradona, la psichiatra Cosachov aveva prescritto una serie di farmaci che vengono solitamente utilizzati in pazienti con dipendenza da alcol, con sintomi depressivi e ansia. Nella giornata di mercoledì, intanto, sono iniziati gli studi tossicologici attraverso i quali si cercheranno di determinare se Maradona avesse assunto alcol, droghe o altre sostanze nelle ore precedenti la sua morte, e gli studi istopatologici, che sono quelli che analizzano microscopicamente organi e tessuti.

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