Da Google 1,2 milioni di dollari alla fondazione Mandela per l'archivio digitale monumentale

Una delle pagine dell'archivio digitale di Nelson Mandela
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 6 Dicembre 2013, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 18:10
ROMA Il pi completo, colossale, commovente, spettacolare archivio multimediale per il pi grande statista dell’era contemporanea.

È il Nelson Mandela Centre of Memory e si resta senza fiato di fronte alla vastità monumentale della documentazione consultabile con un clic.

Andare oltre il “portale” del sito archive.nelsonmandela.org con il viso di ”Madiba” è come avventurarsi nella biblioteca benedettina del Nome della Rosa che fa brillare gli occhi a Guglielmo da Baskerville: centinaia di migliaia di testi (molti dei quali scritti a matita, spesso unico tesoro nelle celle dei prigionieri politici come il leader dell’Anc), fotografie, video, testimonianze di capi stato e di minatori, appunti, revisioni e stesure dei capitoli della biografia “Lungo cammino verso la libertà”, pagine di agende, “memorie” scritte sui calendari.

Le lettere con il presidente De Klerk con cui divise il Nobel per la Pace, gli appunti che si era scambiato con l’arcivescovo Desmond Tutu, i consigli per gli altri capi di stato del continente africano. Documenti su cui è stata fondata la nazione arcobaleno e frammenti minimi di vita.



Sul retro di una lettera scritta a un amico su una pagina a quadretti c’è una semplice sottrazione in colonna il cui risultato mette i brividi: ’82 meno ’64 ovvero 18, ovvero gli anni della reclusione più dura per Mandela, quella a Robben Island nella cella di cemento lunga 2,4 metri e larga 2,1.



E ancora messaggi alla moglie e alle figlie che fermano il cuore, teneri e orgogliosi, mai disperati, e poi atti ufficiali o (adesso non più) segreti dell’Anc o del Governo, prese di posizione, atti giudiziari, sentenze, rapporti: tutto a portata di tutti, e gratis perché in questa enciclopedia smisurata di pixel i soldi ce li ha messi Google l’anno scorso. E nemmeno pochi: un milione e un quarto di dollari che a Jo’Burg hanno indubbiamente speso bene.



Di solito gli storici devono attendere per generazioni dopo la morte dei protagonisti per accedere a questo tipo di documenti e a volte non basta neppure quello perché gli Stati non amano la trasparenza, ma qui è lo stesso leader che ha voluto rendere di vetro l’intera sua vita aiutando a chiarire gli ultimi ottanta anni di storia del Paese Arcobaleno. Un’altra eredità senza prezzo di Mandela.
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